Allo scattare della mezzanotte, la svolta che pochi avrebbero immaginato anche solo un anno fa è diventata realtà: Stati Uniti e Cuba non solo sono tornati a parlarsi, ma hanno...
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«È una giornata di festa senz'altro, ma di una festa incredibile». Vivian Delgado è forse la più entusiasta. «È un momento incredibile - non si stanca di ripetere - per me che sono cubana-americana di prima generazione, ma anche per i ragazzi, i più giovani, la seconda generazione di cubani-americani cui questa giornata va spiegata come un litigio tra fratelli che deve essere risolto e per questo bisogna decidere se essere parte del problema o parte della soluzione. Ecco, noi oggi siamo parte della soluzione». Francisca Vigaud, anche lei cubana-americana, per festeggiare invece non vede alcun motivo. A suo avviso così si consente al regime di Castro di continuare nell'oppressione. «Da quando sono cominciati i colloqui che hanno portato a questa decisione - spiega all'Ansa - l'oppressione è continuata invece di diminuire». E Francisca non crede nemmeno che in futuro le cose potranno cambiare: «Obama ha preso una decisione che non tiene conto della voce dei cubani, è stata persa un'occasione, è stato perso il treno». Intanto partono i comunicati: la sezione d'interessi Usa all'Avana «è diventata ambasciata degli Stati Uniti e proseguirà le proprie funzioni diplomatiche dalla sede sul Malecon» della città, sotto la guida «dell'attuale incaricato d'affari ad interim, Jeffrey De Laurentis».
È la prima nota diffusa dalla rappresentanza americana all'Avana, in attesa dell'imminente viaggio a Cuba del segretario di Stato John Kerry. Entro l'estate, conferma il Dipartimento di Stato, il 14 agosto secondo indiscrezioni. Gli Stati Uniti sono ben attenti a considerare questa ulteriore fase dell'avvicinamento tra i due paesi come uno dei passi lungo il percorso annunciato da Obama il 17 dicembre scorso, nella consapevolezza che sono diversi i nodi da sciogliere. A partire dall'embargo. È il ministro cubano a ricordarlo oggi a Washington, chiedendo la rimozione completa delle restrizioni americane contro il suo Paese. Si apre «l'opportunità per rapporti bilaterali nuovi e diversi da quelli avuti finora», ha detto il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez, davanti ai circa 500 invitati alla cerimonia nella nuovà ambasciata a Washington, durante la quale non ha mancato di «portare un saluto del presidente Raul Castro» ma di ricordare anche Fidel: «Siamo giunti qui grazie al leader storico della revolucion, Fidel Castro», ha detto.
«Un giorno storico per rimuovere le barriere».
Il Gazzettino