Siria, ucciso il soccorritore che pianse dopo aver salvato la bimba

Siria, ucciso il soccorritore che pianse dopo aver salvato la bimba
Le sue braccia forti non scaveranno più tra le macerie in cerca di vite umane da salvare. I suoi occhi, quelli che a ottobre si erano riempiti di lacrime dopo il...

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Le sue braccia forti non scaveranno più tra le macerie in cerca di vite umane da salvare. I suoi occhi, quelli che a ottobre si erano riempiti di lacrime dopo il salvataggio della piccola Wahida Ma'artouk di appena un mese, non guarderanno più al futuro con speranza. Aveva tanti sogni nel cassetto Abu Kifah, il soccorritore dei caschi bianchi ucciso in un'irruzione di uomini armati in uno dei centri di difesa civile nel nordovest della Siria: insieme a lui altri sei colleghi sono stati giustiziati, come ha reso noto la Cnn citando fonti degli attivisti dell'opposizione siriana dell'Aleppo Media Center. La notizia, inoltre, è stata comunicata su Twitter dagli stessi White Helmets, secondo cui gli assalitori hanno anche rubato due furgoni, elmetti e walkie-talkie.

 

Stando alle testimonianze del gruppo di attivisti si è trattato di un'esecuzione in piena regola contro un gruppo di volontari della Siryan Civil Defence che si spende ogni giorno per aiutare le vittime della guerra: alcuni uomini armati hanno fatto irruzione nell'ufficio dei caschi bianchi a Sarmin, nella regione nord occidentale siriana di Idlib, controllata da ribelli vicini ad al Qaeda, e secondo l'Osservatorio per i diritti umani in Siria, hanno giustiziato i sette con un colpo di pistola alla testa. Tra le vittime dell'attacco c'era anche Abu Kifah, il soccorritore che nell'ottobre 2016 aveva messo in salvo la piccola Wahida, scavando tra le macerie di una casa crollata durante un attacco aereo: le sue mani avevano lavorato incessantemente per raggiungerla e, quando la bimba era stata tirata fuori, Abu è scoppiato a piangere. L'impresa impossibile era stata portata a termine e le sue lacrime avevano fatto il giro del mondo.


Da quel giorno Abu aveva un desiderio: diventare padre nella speranza di veder crescere i suoi bambini in un mondo migliore. Adesso la sua famiglia e la moglie sono in stato di choc. Una lunga processione di caschi bianchi ha accompagnato i feretri dei volontari che sono stati già tumulati. «Prima di unirsi a noi a faceva il sarto - ha ricordato Khaled Khatib, operatore media dei White Helmets che lo conosceva da tempo - Poi ha deciso di entrare nel gruppo dopo gli incessanti e brutali attacchi contro i civili». Il gruppo dei caschi bianchi si è formato nel 2013 e conta circa tremila volontari impegnati in varie zone della Siria a soccorrere vittime di bombardamenti e scontri armati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino