Dopo la pioggia di missili è una guerra di nervi in Siria. Gli ispettori dell'Organizzazione internazionale per la proibizione delle armi chimiche (Opac) sono arrivati...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Così, mentre Donald Trump ed Emmanuel Macron litigano sulla durata dell'impegno Usa nel Paese mediorientale e fonti militari israeliane ammettono per la prima volta (al New York Times) di avere attaccato la base T4 di Tayfur in Siria - da cui era partito un drone armato iraniano contro lo Stato ebraico -, sul campo è una ridda di accuse incrociate. «Le forze siriane e russe impediscono agli esperti dell'Opac di operare», denuncia Londra, avanzando il sospetto che a Duma, strappata ai ribelli dalle forze di Damasco e ormai presidiata da russi e siriani, ci sia chi vuole far sparire del tutto le tracce degli agenti chimici usati. Quelli che avrebbero provocato la morte per soffocamento e asfissia di almeno 70 persone e l'intossicazione di altre 500, tra cui moltissimi bambini.
Gli stessi vertici dell'Opac spiegano che Mosca e Damasco stanno ritardando la missione perché ritengono che al momento non ci siamo le condizioni di sicurezza per operare, in un'area ancora non del tutto stabilizzata. Accuse e sospetti vengono però decisamente rispediti al mittente dal ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov, che anzi assicura la massima cooperazione con gli ispettori, garantendo mezzi di trasporto speciali e sicurezza garantita dalla polizia militare russa: «Non abbiamo in alcun modo manomesso il sito del presunto attacco chimico e non intendiamo in alcun modo ostacolare le indagini», spiega, mentre dal suo ministero si sostiene che il mancato ingresso degli esperti a Duma finora sia dovuto alla mancata autorizzazione da parte del dipartimento alla sicurezza del segretariato dell'Onu.
Una versione che però viene seccamente smentita dal portavoce del Palazzo di Vetro, Stephane Dujarric: «Gli ispettori hanno tutte le autorizzazioni necessarie e li stiamo sostenendo in tutto e per tutto». Insomma, una situazione di grande incertezza per non dire caotica, con una 'scena del criminè che col passare delle ore rischia di essere completamente compromessa e 'ripulità da ogni traccia dell'uso dei gas. Anche se per Lavrov se c'é qualcuno che ha cancellato le possibili tracce di un attacco chimico a Duma sono stati proprio gli Usa e i loro alleati con i raid missilistici. Intanto il presidente francese fa infuriare Donald Trump affermando in un'intervista tv di aver convinto lui il tycoon a restare in Siria: «Dieci giorni fa il presidente americano aveva detto che gli Usa intendevano disimpegnarsi dal Paese. Noi l'abbiamo convinto che era necessario rimanere a lungo», afferma Macron.
Secca la smentita della Casa Bianca: «La missione Usa in Siria non è cambiata e il presidente è stato chiaro che vuole un ritorno a casa delle truppe Usa il più presto possibile», afferma la portavoce Sarah Sanders, spiegando che il tycoon vorrebbe invece un maggior impegno militare e finanziario degli alleati.
Il Gazzettino