Poteva essere una storia come tante, una di quelle 2.0 nate su un sito di incontri e invece si è trasformato in qualcosa che somiglia di più ad un attentato...
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Mohammed è apparso lo scorso lunedì davanti alla corte di Old Bailey di Londra con l’accusa di essere «determinato a portare avanti un attacco come lupo solitario. El-Hassan Rowaida sapeva del suo coinvolgimento in un progetto del genere». I due negano i fatti nonostante sia stato provato come la El-Hassan avesse grande «dimestichezza con le sostanze chimiche», ha detto il procuratore Anne Bianco, come riporta The Guardian: «Ha aiutato Munir Mohammed fornendo informazioni sui componenti necessari per fare una bomba aiutandolo nella sua ricerca».
Al momento dell’arresto, Mohammed era in possesso di perossido di acetone, usato spesso da Daesh nei suoi attacchi, oltre a manuali sulla fabbricazione di esplosivi, detonatori fatti con l’aiuto di un telefono. Secondo il procuratore, Munir Mohammed era in contatto tramite Facebook con un uomo appartenente a Daesh che si era offerto volontario per un «nuovo lavoro nel Regno Unito» e che aveva giurato fedeltà al gruppo jihadista nell’agosto 2016. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino