Russia, quei 150 metri che hanno separato la Nato dall’ingresso in guerra: il missile su Odessa e l’art. 5 dell’Alleanza

La presenza del premier greco Kyriakos Mitsotakis al fianco di Zelensky ha aperto a uno scenario di un conflitto allargato

Russia, quei 150 metri che hanno separato la Nato dall’ingresso in guerra: il missile su Odessa e l’art. 5 dell’Alleanza
Cinquecento piedi, centocinquanta metri (per alcuni qualcosa di più). È questa la distanza che avrebbe separato la Nato dall'ingresso in guerra con la...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Cinquecento piedi, centocinquanta metri (per alcuni qualcosa di più). È questa la distanza che avrebbe separato la Nato dall'ingresso in guerra con la Russia. È la distanza intercorsa tra il punto di impatto del missile russo caduto da Odessa e il presidente Zelensky. Ma non solo, perché al suo fianco in visita era presente anche il premier greco Kyriakos Mitsotakis. E la Grecia è uno dei Paesi che compongono l'Alleanza Atlantica. 

 

 

Cosa è successo

Secondo quanto ricostruito dai media ucraini, alle 10.41 locali (le 9.41 italiane) è stato annunciato un allarme aereo nella regione di Odessa, e successivamente si è udita una potente esplosione in città, mentre sui social media sono iniziati a comparire i primi video confusi dell'attacco. «Vedete con chi abbiamo a che fare. A loro non importa dove colpire», ha detto Zelensky in conferenza stampa accanto a Mitsotakis, che nonostante il raid ha concluso la sua missione a sorpresa in Ucraina, anche visitando il luogo dell'attacco che il 2 marzo scorso ha ucciso 12 persone nella città costiera.

 

 

La presenza di un premier

Oggi il presidente ucraino ha voluto rimarcare la gravità dell'attacco: «Quella parte di società nei Paesi che sostiene Putin non capisce pienamente cosa sia la guerra, non lo sente sulla propria pelle. Vorrei chiederle: se ieri a Odessa quando c'è stato l'attacco col missile balistico ci fosse stato non il premier greco ma la premier italiana? Se ci fosse stata Giorgia Meloni, cosa avrebbe detto il vostro popolo?». Ma la questione non riguarda solo il singolo premier di un Paese. Il tema riguarda l'intera Nato per la presenza di uno dei suoi leader.  

 

 

Cosa prevede l'articolo 5 della Nato

Cosa sarebbe successo se il premier greco fosse stato colpito, seppur in territorio ucraino? L'articolo 5 della Nato recita così: «Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali». 

 

 

La versione di Mosca

L'articolo 5 della Nato parla di attacco contro una o più di esse in Europa, riferito agli Stati membri. Tuttavia un premier in vista in un paese straniero rappresenta di fatto la sua nazione e se fosse colpito potrebbe portare l'Alleanza a reagire compatta. Ed è forse anche per questo motivo che la Russia ha immediatamente negato di aver cercato di colpire direttamente Zelensky. «È ovvio a tutti» che l'attacco missilistico russo di ieri a Odessa non era diretto contro il corteo di auto del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e del premier greco Kyriakos Mitsotakis, perché «se quello fosse stato l'obiettivo, sarebbe stato colpito». Ha scritto oggi l'ex presidente russo Dmitry Medvedev sul suo canale Telegram. Ma «è un peccato», aggiunge Medvedev, che i missili siano caduti nel luogo prestabilito, cioè su un obiettivo militare secondo Mosca. 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino