Rouen, musulmani domani a messa, i vescovi: «Un segno molto bello»

Rouen, musulmani domani a messa, i vescovi: «Un segno molto bello»
«Un segno molto bello, enorme, lo aspettavamo»: così i vescovi italiani commentano la decisione da parte dei leader dell'Islam di lanciare un appello ai...

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«Un segno molto bello, enorme, lo aspettavamo»: così i vescovi italiani commentano la decisione da parte dei leader dell'Islam di lanciare un appello ai loro fedeli per recarsi domani, domenica, a messa nelle chiese, come gesto di solidarietà con i cattolici dopo i fatti di Rouen.


Lo ha fatto in Francia il Consiglio francese per il culto musulmano. Oggi è stata la volta dell'italiana Coreis. La Chiesa parla da Cracovia, stretta intorno al Papa e ai giovani per la Gmg. «Credo che sia un segno molto bello, un segno che aspettavamo e vuol dire come i credenti di tutte le religioni, in particolare cristiani e musulmani, condannino la violenza in nome di Dio, considerandola falsa e contraria ad ogni ispirazione religiosa»: così mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, teologo e presidente della Commissione Cei per l'ecumenismo e il dialogo interreligiosi commenta l'iniziativa. Sulla stessa linea d'onda il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, don Ivan Maffeis: «È un gesto enorme, mette fuori gioco chi vuole dividere, chi vuole una strategia del terrore».

E che in qualche modo risponde anche a chi «pretende di sconfessare il Santo Padre. Ho letto parole molto dure in questi giorni ma la posizione della Chiesa è chiara, anche se non scontata per tutti». Commenti positivi arrivano anche dai giornali cattolici, da Avvenire a Famiglia Cristiana. Dal mondo musulmano è la Coreis a parlare di «iniziativa di testimonianza di fratellanza»: delegati dell'Islam domenica 31 luglio, prima della Santa Messa, porteranno il saluto in chiesa al vescovo e al parroco.

 

Appuntamenti sono previsti a Roma, Milano, Novara, Genova, Verona, Sondrio, Ventimiglia, Brescia, Vicenza, Fermo, Siena, Piacenza, Brindisi, Palermo e Agrigento. «Ci sembra fondamentale in questo momento drammatico - sottolinea la Coreis - dare con questo saluto dei musulmani d'Italia un segno concreto di profondo rispetto della sacralità dei riti, dei ministri e dei luoghi di culto del Cristianesimo dove i fedeli e i cittadini ricevono le benedizioni della comunione spirituale».

Dalla Grande Moschea di Roma Omar Camilletti confida all'emittente vaticana di voler rendere queste visite alle chiese, soprattutto per i giovani musulmani una iniziativa da riproporre più spesso, non solo una volta. Tra i segni di 'dialogo' oggi è arrivata anche la firma di un accordo per la promozione di un 'concorso di idee rivolto agli architettì affinché negli ospedali romani ci siano luoghi di raccoglimento e preghiera nei quali si possano recare tutti i credenti, a prescindere dalle religioni.

Un clima che ancora non sembra respirarsi in Francia, dove pure è stata lanciata per prima l'idea di vedere i musulmani domenica nelle chiese cattoliche. Il premier francese, Manuel Valls, in un'intervista al quotidiano Le Monde, si dice favorevole all'interruzione temporanea, «per un periodo da determinare», dei «finanziamenti stranieri alla costruzione delle moschee».

«Oggi è il giorno in cui il Papa - dice poi il portavoce della Cei, don Ivan Maffeis, raggiunto telefonicamente a Cracovia dall'Ansa - è entrato ad Auschwitz in silenzio. Un silenzio che convoca e chiede una risposta davanti al male. Il Papa non rivisita solo la storia di ieri ma ci convoca su oggi». E don Ivan sottolinea quanto «le parole del Papa e dei vescovi non siano scontate, basti vedere i commenti che sono usciti questi giorni su alcuni giornali. E allora questo appello rafforza tutti e risponde a chi pretende anche di fare la morale al Santo Padre. I credenti non hanno dubbi e l'importante è che si esca dal silenzio che rischia di essere equivocato».

«Le religioni vogliono la pace - prosegue Maffeis -, lo ha ricordato il Papa all'indomani dei tanti attentati, a Parigi, a Nizza, a Rouen. Ha detto che il mondo è in guerra ma che non è una guerra di religione. E anche la Chiesa italiana ha sottolineato che non fa propria né una logica di chiusura né di vendetta. La posizione della Chiesa è chiara ma non scontata» e non riceve plausi da tutti. «Ho letto parole molto dure contro il Papa, pretendono di sconfessarlo, di dire che le cose non stanno così, che si svegli, che l'obiettivo è la sua gente».


E invece per il portavoce della Chiesa italiana occorre accogliere il suo invito a «non alzare barriere, muri. Lo vediamo questi giorni a Cracovia dove i controlli sono strettissimi. Ma non può essere questo il futuro, non può essere che sia impossibile andare tranquillamente a prendere un gelato sul lungomare di Nizza». E allora serve l'incontro: come quello annunciato per domenica se i musulmani accoglieranno l'appello. «Anche da qui il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, aveva invitato i musulmani a non stare in silenzio, ad alzare la voce. Questo è uno dei segni che si aspettava, un gesto di prossimità. Non si tratta di mescolare religione o identità ma dare vita ad un dialogo fondamentale, alla convivenza reciproca. Tutto il resto non può appartenerci ma fa il gioco di chi vuole questa strategia del terrore».
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Il Gazzettino