Milleduecento chilometri in bicicletta. Sette giorni di viaggio su strade non propriamente perfette anzi polverose e piene di buche. E tutto con suo padre malato da portare dietro...
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Il padre, un lavoratore immigrato di nome Mohan Paswan, guidatore di risciò a motore, era rimasto senza lavoro, senza mezzo e senza un soldo in tasca né la possibilità di continuare a pagare l'affitto. Presi dalla disperazione e dopo che il padre è rimasto anche ferito, la ragazza si è decisa e con una vecchia bicicletta di seconda mano ha iniziato la sua Odissea: una come se ne sono viste tante in queste settimane di emergenza, in cui milioni di persone, rimaste senza nulla, sono rientrate ai villaggi d'origine con ogni mezzo di fortuna. Ma non tutti avevano, come Kumari, il padre abbarbicato alla canna insieme a un un grosso bagaglio contenente tutti i loro averi. L'impresa di Kumari è terminata il 16 maggio, dopo sette giorni e 1.200 km di strada nelle gambe. «Credo che ci sia qualcosa di speciale in lei. Potremmo metterla alla prova» per un'eventuale carriera da ciclista professionista, ha dichiarato all'Afp il presidente della federciclismo indiana, Onkar Singh. «Ci ha detto che voleva solo terminare gli studi. Noi le abbiamo promesso che ci saremmo presi cura noi della sua istruzione nelle nostre scuole», una volta che il lockdown sarà terminato. Per lei ha speso qualche parola anche Ivanka Trump: Kumari ha dato un «bellissimo esempio di forza e di amore», ha twittato la figlia del presidente americano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino