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La famiglia allargata di Vladimir Putin - tra parenti, affini e sodali - presa di mira come una «losca» congrega da svergognare, per lo sfarzo in cui è accusata di vivere, e da prendere sotto tiro collettivamente a colpi di sanzioni individuali. Il governo britannico di Boris Johnson - in sintonia con l'amministrazione americana di Joe Biden assai più che non con le cautele dei leader dell'Europa continentale sul fronte ucraino - alza ancora i toni della crociata punitiva che vorrebbe imporre al Cremlino per «la barbara aggressione» russa a Kiev. Mentre porta il braccio di ferro ad un livello di scontro anche personale con lo zar e la sua immagine, innescando da parte di Mosca una ritorsione ad hoc finora evitata nei confronti di altri Paesi occidentali: la dichiarazione con cui il ministero degli Esteri russo ha di fatto indicato da oggi la Gran Bretagna off limits per i viaggi dei connazionali, denunciandolo tout court alla stregua di una nazione «ostile» e discriminatoria nell'iter di rilascio dei visti.
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Chi è stato sanzionato?
Il clima ha raggiunto punte di asprezza sconosciute forse persino durante la Guerra fredda. A testimoniarlo sono le parole con cui la ministra degli Esteri, Liz Truss, impegnata a darsi una veste da falco nella compagine Tory di BoJo, è sembrata rispondere in toni quasi sprezzanti a margine di una riunione ministeriale del G7 in Germania agli appelli rilanciati negli ultimi giorni dal presidente francese Emmanuel Macron e da altri leader alleati Nato a non cedere alla pericolosa tentazione di voler «umiliare Putin», almeno fino a quando lo zar rimarrà al potere con la mano posata sul bottone del più massiccio arsenale nucleare al mondo (6.000 testate censite contro le 5.000 e passa degli Usa): «Putin - ha tagliato corto, insistendo a invocare un'escalation nell'invio di armi a Kiev - si sta umiliando da sé sulla scena mondiale.
E vista la nuova infornata di sanzioni che giusto oggi ha portato a oltre 1.000 individui e oltre cento entità il totale di oligarchi, figure pubbliche, aziende e personaggi legati in un modo o nell'altro al sistema putiniano bersagliati da Londra con il congelamento di ogni eventuale asset rintracciabile al di là della Manica e col divieto d'ingresso assoluto sull'isola. Un'infornata che comprende, fra gli altri, tanto l'attuale (presunta) compagna di vita del presidente quanto l'ex moglie. E che - nei proclami del Foreign Office - si propone esplicitamente di provare a farla pagare al circolo ristretto di familiari e presunti prestanome del leader del Cremlino: titolari sulla carta d'improbabili redditi modesti, ma a cui in realtà andrebbero riferite fortune ingenti sottratte secondo Londra al popolo russo.
«Noi intendiamo esporre i vizi della losca rete di persone - ha sentenziato ancora Truss - che alimenta il lussuoso stile di vita di Putin, mettendo sotto pressione il suo inner circle. E continueremo a colpire coloro che ne aiutano o favoriscono l'aggressione fino a quando l'Ucraina non prevarrà». Ecco quindi spiegate, dopo le misure adottate nei mesi scorsi contro il presidente in persona, le figlie, il suo ministro degli Esteri Serghei Lavrov, e una prima quota di parenti, l'inserimento nella lista nera di Liudmila Oceretnaia, ex consorte di Vladimir Vladimirovic e madre delle sue due eredi adulte; dell'ex ginnasta, campionessa olimpica e deputata Alina Kabaeva (indicata dai media come la sua «fidanzata» dal divorzio del 2014); oltre che di cugini e familiari vari, protetti negli affari dal cognome Putin, e di altri businessmen «amici». Nonché, addirittura, di un'intraprendente nonna della Kabaeva.
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Il Gazzettino