Portogallo, voli dal Brasile: l'Europa teme il contagio

Incidono anche le affinità storiche, politiche e le parentele linguistiche nelle decisioni dei singoli Paesi europei sulle riaperture dopo l'emergenza coronavirus. E...

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Incidono anche le affinità storiche, politiche e le parentele linguistiche nelle decisioni dei singoli Paesi europei sulle riaperture dopo l'emergenza coronavirus. E nel puzzle di “bolle” e corridoi che rischiano di rendere confuso e di difficile gestione il sistema di regole del lockdown in Europa, si incunea anche la possibilità della “porta aperta” o del passaggio incustodito.


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Nelle cancellerie Ue, per esempio, si discute del Portogallo, che ha adottato una linea di riapertura rapida non tanto verso i partner dell’Unione, quanto verso i cittadini che arrivano da Paesi di lingua portoghese come il Brasile, che ha il record di mortalità in tutta l’America latina e ha appena superato l’Italia per numero di decessi legati al Covid-19.

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Il Portogallo, sottolinea anche il New York Times in un’inchiesta sulle incoerenti scelte europee, tiene i confini aperti ai cittadini Usa, senza l’obbligo di quarantena imposto invece da Gran Bretagna e Irlanda. In Islanda, i turisti americani potranno entrare dal 15 giugno ma facendo il tampone all’arrivo. Lisbona accetta voli dal Canada e, appunto, dal Brasile, che occupa ormai il terzo posto al mondo con più di 34mila decessi su 615mila contagi, dopo i 1473 morti delle ultime 24 ore. La politica del presidente Jair Bolsonaro a dispetto delle critiche, e dell’opposizione di singoli governatori e sindaci che chiedono maggiore cautela, è quella di riaprire il più e il prima possibile perché, dice, è triste per chi muore, «è il destino di tutti», ma l’impatto collaterale del lockdown sarebbe ben superiore alla perdita di vite umane degli ultimi tre mesi. Sette città brasiliane su 10 hanno fatto registrare casi di Covid-19.

LA SITUAZIONE

La situazione è drammatica negli Stati sud-orientali di Rio e San Paolo, dove uno studio dell’Istituto Butantan dell’Università di San Paolo (Usp) fa sapere che il 15 per cento dei poliziotti e le relative famiglie sono contagiati. Per molti non sarebbe un caso che negli ultimi giorni il bollettino quotidiano sulle vittime e sui nuovi contagi sia stato rinviato stabilmente dalle 19 alle 22, per evitare l’orario dei telegiornali della sera, i più seguiti. E se proprio il Brasile, con la sua alta percentuale di contagiati, sia stato scelto come secondo Paese dopo il Regno Unito per la sperimentazione sull’uomo del vaccino studiato dall’Università di Oxford. Gli esperti sono convinti, oltretutto, che i numeri del Brasile siano sottostimati per la scarsità di test. Ma il sindaco di Rio de Janeiro, Marcelo Crivella, che ha riaperto a negozi e ambulanti in una metropoli di 7 milioni di residenti, è in linea con Bolsonaro e cita le parole di un ragazzo: «Preferisco morire di coronavirus che vedere tutta la mia famiglia morire di fame». Anche se ormai le mascherine sono obbligatorie nel Paese, resta altissima incidenza del virus. Niente di tutto questo ha indotto il Portogallo a chiudere le frontiere al Brasile, anzi. Così come la Grecia sta pensando di aprire a una lista di 29 Paesi che comprende Cina, Giappone, Israele e Nuova Zelanda. Ma non gli Stati Uniti.
Marco Ventura Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino