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L'estate che arriva, il sole, gli asciugamani sulla sabbia calda, le donne in topless. Prove di tintarella. Sapore di mare, sapore di sale. Odessa. La vita normale, i corpi e la gioia di rilassarsi davanti al frangersi delle onde e poi un tuffo, una nuotata. E insomma, Odessa. Perché continuare la vita di tutti i giorni è la più potente forma di resistenza: la voglia di restare vivi contro l'orrore della guerra, i soprusi, la violenza, la morte... L'ostinazione a non piegarsi. Una fotografia, in primo piano gli iris in fiore e i bagnanti stesi a abbronzarsi: uno schiaffo a Putin, come un missile con una gittata che va ben oltre gli spalleggiabili che centrano un singolo carro armato nei campi di mais. Qui è un popolo che urla compatto la sua resistenza. Che non ha paura. Che va al mare come se nulla fosse. Come se a pochi chilometri, sul fronte di Mykolaïv, non piovessero le bombe e lungo la costa non fumasse ancora l'acciaieria Azovstal di Mariupol, la città-martire caduta nelle mani di russi e ceceni al prezzo di migliaia di vittime e di un'altra forma, ben più militante e sanguinosa, di resistenza.
E insomma la vita continua, sulla costa ancora, e sempre, ucraina del Mar d'Azov.
Il fatalismo slavo
E poi c'è una buona dose di fatalismo slavo. Il giorno che un missile fece otto morti, in città la gente guardò un punto invisibile dove si era sentito lo scoppio e continuò a fare shopping. Come nelle guerre jugoslave: i poliziotti croati si ostinavano a piazzare l'autovelox durante i bombardamenti e insieme alle granate di mortaio fioccavano le multe per eccesso di velocità. O come a Sarajevo quell'impiegato che ogni mattina si presentava alla fermata di un bus che non sarebbe mai passato e poi s'incamminava verso un ufficio nel quale nessuno avrebbe lavorato. Per opporsi all'aggressore con la routine di una vita che non s'interrompe. O come quella poetessa, raccontata da Gigi Riva sul Giorno, che invece di razioni K chiedeva profumi e biancheria intima griffata per sentirsi una donna moderna. O come le presentatrici della radio croata in lingua italiana, a Zagabria, che in assenza di turisti, perché pure lì era scoppiata la guerra, snocciolavano previsioni del tempo e decantavano le bellezze della Dalmazia per stranieri che si guardavano bene dal varcare la frontiera. Così a Odessa. Lo struscio sul lungomare. I concerti. Gli iris in fiore. Le bellezze in topless.
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Il Gazzettino