Obama e George W. Bush attaccano Trump senza nominarlo

Obama e George W. Bush attaccano Trump senza nominarlo
Donald Trump continua a far parlare di sé, anche quando non è citato direttamente. Ad accusare e criticare l'attuale inquilino della Casa Bianca sono stati i...

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Donald Trump continua a far parlare di sé, anche quando non è citato direttamente. Ad accusare e criticare l'attuale inquilino della Casa Bianca sono stati i suoi due predecessori, che in due discorsi separati lo hanno attaccato, pur senza fare il suo nome.


Barack Obama ha approfittato di alcuni comizi a sostegno dei candidati democratici per la carica di governatore in New Jersey e in Virginia per criticare lo stato della politica americana e, indirettamente, Donald Trump.

«Dobbiamo inviare al mondo un messaggio: rifiutiamo la politica della divisione e della paura» ha detto il primo presidente afroamericano della storia, spiegando che «chi vince» le elezioni «dividendo la gente, non potrà poi governarla. E non potrà unirla successivamente. In gioco c'è la nostra democrazia», ha detto da Newark, aggiungendo «molte delle cose che vediamo oggi, pensavamo di averle risolte. È come guardare a 50 anni fa. Siamo nel ventunesimo secolo, non nel diciannovesimo». Dopo il New Jersey Obama è andato in Virginia per sostenere il candidato democratico a governatore, Ralph Northam, «qualcuno di cui sarete orgogliosi». «La politica sta infettando le nostre comunità invece di rappresentare i nostri valori. Si cerca di demonizzare chi ha buone idee», aggiunge Obama, strigliando anche i democratici in vista degli appuntamenti elettorali di novembre in vari stati e delle elezioni di medio termine. «Qualche volta sono pigri: la posta in gioco è alta e non consente di essere addormentati e pigri».


Parole che seguono di qualche ora l'attacco sferrato da George W. Bush, commander-in-chief dal 2001 al 2009, che in un intervento a New York ha lanciato un duro monito - anche in questo caso indiretto - contro il tycoon.  «L'intolleranza sembra rinvigorita. La nostra politica appare più vulnerabile alle teorie del complotto e ad invenzioni totali», ha detto l'ex presidente nel discorso tenuto al Bush Institute di New York. «L'intolleranza, in qualsiasi forma, è blasfemia per i valori americani», ha aggiunto, «vuol dire che l'identità stessa della nostra nazione dipende dalla trasmissione degli ideali di civiltà alle prossime generazioni. Abbiamo bisogno di nuova enfasi sull'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole». E, ancora: «Il bullismo e il pregiudizio nella nostra vita pubblica definisce i toni, consente crudeltà e intolleranza». Un discorso ancora più sorprendente se si considera che, da quando ha lasciato la Casa Bianca, Bush si è sempre tenuto ai margini.  «Quando perdiamo di vista i nostri ideali - ha detto l'ex inquilino della Casa Bianca- non è la democrazia che ha fallito. Il fallimento è di coloro incaricati di proteggere e difendere la democrazia».

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Il Gazzettino