Cento pagine. Una bozza d'accordo che terrà impegnato il Congresso Usa a lungo. Ma l'intesa sull'uso pacifico del nucleare in Iran, nella lunga trattativa in corso...
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LA SCADENZA PREFISSATA
Per tutto il giorno i negoziatori sono sembrati vicini, vicinissimi, quasi a un passo. Le trattative a Vienna tra i rappresentanti di Teheran e i 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia - i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu - più la Germania) sono proseguiti anche ieri su più tavoli. A Vienna c'era anche Federica Mogherini, in rappresentanza dell'Unione europea. E proprio ieri, a metà giornata, l'agenzia Associated Press (Ap) con un lancio aveva comunicato l'intesa, avvertendo che però l'annuncio sarebbe stato dato oggi dopo l'esame dei testi - e il via libera - da parte dei governi. In tempo per rispettare l'ennesima scadenza prefissata, il 13 luglio. Oggi, appunto.
GLI OTTIMISTI
L'Ap fa riferimento a due fonti diplomatiche anonime. Ma nel brusìo delle indiscrezioni, altre voci sono state incoraggianti. «Stiamo arrivando ad alcune decisioni vere» aveva commentato già la mattina il segretario di Stato americano John Kerry, che si è definito «fiducioso», ma senza nascondere le ultime difficoltà. Il ministero degli Esteri tedesco si era esibito con un tweet: «I negoziati sono entrati in una fase decisiva», frase che però brilla di approssimazione.
Il fatto è che il negoziato ha prodotto un gigante, e cioè una bozza di intesa lunga un centinaio di pagine. Ogni frase, ogni concessione, ogni decisione deve avere il suo contrappeso per poter soddisfare Teheran, che non vuole fare la parte di chi si piega all'Occidente, e Washington, che dovrà sottoporre l'intesa alla Camera e al Senato degli Usa, entrambi a maggioranza repubblicana. E ieri Mitch McConnell, il repubblicano che guida la maggioranza del suo partito al Senato, ha ricordato che un accordo sarà «difficile da vendere» al Congresso Usa. Tra gli ultimi nodi, i tempi della revoca della sanzioni (che Teheran ha chiesto fosse immediata) e la procedura delle ispezioni nei siti militari.
Rohani nel suo programma elettorale aveva puntato sia sulla fine dell'isolamento internazionale, sia sullo sviluppo economico con il nucleare. In questo contesto, aver detto «di aver adempiuto alle promesse elettorali sulla risoluzione della questione nucleare» fa pensare a un punto d'arrivo. Anche se altre fonti suggeriscono che ci sarà l'ennesimo ricorso a tempi supplementari. Mentre da Israele tuona la voce del premier Benyamin Netanyahu: questo accordo, dice «rappresenta un pericolo per la pace del mondo». E l'Iran avrà «la strada aperta per costruire molte bombe atomiche». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino