A Manhattan torna la paura. E stavolta poteva essere davvero una strage, se non fosse stato per un ordigno difettoso. Un tubo-bomba 'fai da tè indossato da un aspirante...
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E che alla fine ci siano stati solo quattro feriti lievi è davvero un miracolo. «Ho agito per vendetta», sarebbero state le prime parole dell'attentatore, che parlando con gli investigatori che lo interrogano in ospedale avrebbe motivato il suo gesto citando le azioni di Israele contro la popolazione di Gaza. Akayed Ullah ha aggiunto agli investigatori di aver scelto proprio quel terminal per la presenza di poster a tema natalizio, ricordando gli attacchi in Europa contro i mercatini di Natale. E di aver innescato la bomba come vendetta ai bombardamenti aerei Usa su obiettivi Isis in Siria e altrove. Le sue condizioni non sono gravi, ha solo ferite lievi e bruciature al torace e sulle mani. Si chiama Akayed Ullah, ha 27 anni e vive a Brooklyn.
Originario del Bangladesh, da sette anni risiede negli Usa, dove ha fatto l'autista di taxi a noleggio prima di trovare lavoro presso un'azienda elettrica. È proprio nei locali di questa impresa che - probabilmente ispirandosi all'Isis - avrebbe assemblato l'ordigno artigianale che poi si è legato attorno al corpo con nastro adesivo e fascette.
Si vede quindi l'uomo, vestito con una giacca scura e dei pantaloni da lavoro, a terra ferito. Immediati sono scattati i soccorsi e sono entrati in azione polizia e agenti dell'antiterrorismo. All'inizio si è temuto ci fossero complici o altri ordigni. Così sia la stazione dei bus di Port Authority che i treni delle principali linee della metro che passano per Times Square sono stati evacuati. Per qualche ora gran parte della West Side di Manhattan è rimasta isolata dal resto della città, col traffico paralizzato e milioni di pendolari bloccati. Poi l'annuncio del governatore Andrew Cuomo e il sindaco Bill de Blasio: «È stato il tentativo di un attacco terroristico ma non c'è più alcuna minaccia». Almeno per ora. «Questa è New York, siamo un simbolo e un obiettivo internazionale, e dobbiamo convivere con questa realtà», affermano Cuomo e de Blasio, ben sapendo che solo un mese fa con un furgone furono investite e uccise otto persone sulla pista ciclabile a Chelsea, sulle rive dell'Hudson. E nel settembre del 2016, sempre a Chelsea, l'esplosione di un ordigno artigianale scatenò il terrore in uno dei quartieri della movida newyorchese. Cuomo e de Blasio hanno quindi ammesso come vigilare ogni giorno su milioni di pendolari sia davvero una sfida da far tremare i polsi, quasi impossibile. Per il momento, invece, tace Donald Trump, che dopo essere stato informato dei fatti ha preferito fare l'ennesima polemica con i media, scatenando polemiche sui social. Certo è che si tratta del primo attentato dopo la sua decisione su Gerusalemme che ha fatto infuriare la comunità internazionale e soprattutto gran parte del mondo arabo e musulmano. Con tanti siti jihadisti che da giorni incitano alla rappresaglia contro Israele e contro gli Stati Uniti. «Dobbiamo proteggere le nostre frontiere», ha avvertito in serata la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders, sottolineando che il tentato attacco di oggi ripropone l'urgenza di una riforma dell'immigrazione: «Dobbiamo passare ad un sistema di immigrazione basato sul merito», ha detto ripetendo un mantra di Trump. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino