Nato, ecco i 20 Paesi che Trump minaccia di non difendere contro la Russia: c'è anche l'Italia

Nel summit Nato del 2014 in Galles gli Stati membri della Nato avevano preso l’impegno di incrementare le proprie spese per la difesa fino al raggiungimento dell’obiettivo del 2% rispetto al Pil

Nato, ecco i 20 Paesi che Trump minaccia di non difendere contro la Russia: c'è anche l'Italia
La minaccia di Trump fa tremare i Paesi Nato. E il burden sharing, cioè il rispetto degli impegni sulla difesa presi in occasione del summit tra i capi di Stato e di...

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La minaccia di Trump fa tremare i Paesi Nato. E il burden sharing, cioè il rispetto degli impegni sulla difesa presi in occasione del summit tra i capi di Stato e di governo nel settembre 2014 in Galles, torna d'attualità.

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La minaccia di Trump

«Mettetevi in regola con i pagamenti alla Nato oppure incoraggerò la Russia a fare quello che diavolo vuole». Le parole choc di Donald Trump gelano la Casa Bianca e gli alleati, confermando l'avversità mai nascosta dell'ex presidente nei confronti della Nato e facendo temere per l'Ucraina nel caso in cui il tycoon conquistasse la presidenza. «Incoraggiare l'invasione dei nostri più stretti alleati da parte di regimi assassini è sconcertante e folle. Così si mette in pericolo la sicurezza nazionale americana, la stabilità globale e l'economia», è il commento a caldo del portavoce della Casa Bianca Andrew Bates. Gli fa eco il segretario generale della Nato. «Restiamo pronti a difendere tutti i nostri alleati. Ogni affermazione in cui si parli della possibilità che i Paesi membri non si difenderanno reciprocamente mette a rischio la sicurezza di noi tutti, inclusa quella degli Usa, ed espone i soldati americani ed europei a rischi crescenti», osserva Jens Stoltenberg.

 

Ecco i Paesi a rischio

Ma di cosa si tratta? Nel summit Nato del 2014 in Galles gli Stati membri della Nato avevano preso l’impegno di incrementare le proprie spese per la difesa fino al raggiungimento dell’obiettivo del 2% rispetto al Pil. Impegni ribaditi a Varsavia nel 2016 con il cosiddetto Defence Investment Pledge. Ma i Paesi che hanno raggiunto quell'obiettivo nel 2023 sono soltanto 11 su 31. Chi spende meno è Lussemburgo (0,72%), Belgio (1,13%) e Spagna (1,26%). Sotto il target del 2% anche Turchia, Slovenia, Canada, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Norvegia, Olanda, Albania, Croazia, Bulgaria, Macedonia del Nord, Montenegro e Francia (quest’ultima per poco, è all’1,9%). Anche la Finlandia, nuovo membro Nato, è appena sotto al 2% ma si è impegnata a portare la spesa al 2,3% del Pil.  

Chi è in linea con gli obiettivi

Oltre agli Stati Uniti (3,49%), sono in linea con l’obiettivo del 2% la Polonia (3,9%), la Grecia (3,01%), l’Estonia (2,73%), la Lituania (2,54%), la Finlandia (2,45%), la Romania (2,44%), l’Ungheria (2,43%), la Lettonia (2,27%), il Regno Unito (2,07%) e la Slovacchia (2,03%).

 

La situazione dell'Italia

Secondo un rapporto Nato, il rapporto tra spese militari e Pil in Italia nel 2023 è pari all’1,46% del Pil. Nel 2022 era dell’1,51%, nel 2020 all’1,59 per cento. Il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2023-2025 prevede per il budget della Difesa 2023 una spesa di 29,7 miliardi di euro, in aumento rispetto al periodo precedente. Quanto all’obiettivo del 2%, il documento fa presente che l’obiettivo nazionale è di centrare la percentuale del 2% nel 2028, cioè tra 5 anni.

 

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Il Gazzettino