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È un messaggio che deve «fornire spunti di riflessione per coloro che cercano di minacciare il nostro paese». Vladimir Putin ha riconosciuto le sue intenzioni intimidatorie senza mezzi termini, poco dopo aver assistito al lancio del Sarmat, detto anche “Satana 2”, il nuovo missile balistico intercontinentale che prende il posto del vecchio Voyevoda dell’epoca sovietica.
IL LANCIO
Il lancio è avvenuto ieri, nella Russia del nord, con tragitto verso est e la penisola di Kamchatka. Le reazioni del Pentagono sono state pacate, per vari motivi, primo fra tutti il fatto che i satelliti spia hanno identificato il tragitto del missile e dedotto che non rappresentava una minaccia per gli Usa o gli alleati. Ma c’è da notare che Mosca stessa aveva seguito la regola che vuole che quando una potenza nucleare fa simili esperimenti ne avverta gli altri Paesi nucleari, onde evitare qualche catastrofico fraintendimento. In forma non ufficiale, il Pentagono ha anche fatto notare che gli Usa erano al corrente da anni della preparazione di questo missile di eccezionale potenza e portata. Il lancio, si spiega, viene interpretato più come un messaggio simbolico, secondo la tradizione putiniana di creare una «ambiguità strategica» che tenga i nemici in costante allarme.
Nel frattempo però anche i partner occidentali stanno cambiando la loro strategia, e stanno inviando al fronte quegli armamenti pesanti che avevano rifiutato all’inizio dell’invasione.
GLI AIUTI MILITARI
Sempre ieri il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha confermato che la Ue fornirà a sua volta altri aiuti militari per il valore di 1.5 miliardi di euro. Vari Paesi che mandano a Zelensky le armi che chiede con insistenza vogliono però aiutare senza esporsi, soprattutto dopo le minacce di Putin. E lo stesso Zelensky preferisce che non si sappia troppo, per conservare l’elemento della sorpresa che tanto gli è stato di aiuto finora. Si sa tuttavia che ogni giorno allo “United States European Command”, l’Eucom, a Stoccarda, in Germania arrivano fra gli 8 e i 10 voli e non solo dagli Usa. Quelli di cui si sa per certo, ultimissimi nella lista, sono stati dal Canada, con l’invio di artiglieria pesante, dalla Gran Bretagna che ha appena trasferito missili Brimstone, dal governo ceco carri armati T-72 e veicoli corazzati BMP-1, mentre la Slovacchia ha fornito un sistema missilistico antiaereo S-300 dell’era sovietica. La Germania si è invece appena distanziata, sostenendo di «non poter più intaccare le riserve necessarie alla difesa della Germania», e che da ora in poi, ha spiegato il ministro degli Esteri Annalena Baerbock, «mentre gli altri partner forniranno artiglieria, noi aiuteremo addestrando i soldati ucraini e facendo lavoro di mantenimento».
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Il Gazzettino