Mike Tyson respinto dal Cile per i precedenti penali: la Rete insorge

Mike Tyson respinto dal Cile per i precedenti penali: la Rete insorge
Doveva essere ospite di uno show ma Mike Tyson non è mai riuscito a raggiungere gli studi televisivi: l’ex campione dei pesi massimi, infatti, è stato bloccato...

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Doveva essere ospite di uno show ma Mike Tyson non è mai riuscito a raggiungere gli studi televisivi: l’ex campione dei pesi massimi, infatti, è stato bloccato all’aeroporto di Santiago e mandato a casa. Secondo le autorità cilene, Tyson non ha diritto a mettere piede nel Paese per via dei suoi precedenti penali: una condanna a tre anni (scontata dietro le sbarre) per stupro e problemi legati all’uso e al possesso di cocaina. Sono fatti che risalgono al 1992 ma laggiù una fedina macchiata è per sempre e chi come l’Iron man con i guantoni ha sbagliato deve pagare a vita rinunciando a varcare certi confini.


In realtà, non è la prima volta che a Tyson viene interdetto l’ingresso: già a Londra e in Nuova Zelanda (nel 2013 e nel 2012) le autorità lo avevano etichettato, senza troppi giri di parole, “indesiderabile”, legalmente parlando. Stavolta, però, la faccenda non si è chiusa con un biglietto di ritorno perché qualcuno dai social ha fatto sentire la propria voce: se una legge c’è che sia uguale per tutti. Gli utenti hanno tirato in ballo Augusto Pinochet: «Se Pinochet è potuto entrare in Cile con tutto il male che ha fatto, perché non può entrare Mike Tyson?». Nel mare di parole che si è abbattuto sulle discutibili scelte di frontiera, qualcuno ha anche aggiunto: «La polizia è in cerca di pubblicità. Tyson è famoso e loro si mettono la medaglia al collo».

La polemica ha assunto dimensioni tali che Natalia Alvadaro, funzionaria della polizia, è stata costretta ad intervenire spiegando: «Essere condannati o essere indagati per un qualsiasi delitto autorizza i servizi della polizia cilena a vietare l'ingresso in Cile. È in questo contesto che il signor Tyson, condannato più volte, è stato respinto». Poche parole ma i “buoni intenditori” non hanno avuto, comunque, risposte. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino