Migranti, agenti bulgari sparano ucciso un afghano al confine turco, dall'Ue tre miliardi ad Ankara per trattenere i profughi

Migranti, agenti bulgari sparano ucciso un afghano al confine turco, dall'Ue tre miliardi ad Ankara per trattenere i profughi
È la prima volta che succede, anche se la Bulgaria sostiene che si è trattato di un incidente. Un rifugiato è stato ucciso da un proiettile sparato dalla pattuglia di frontiera...

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È la prima volta che succede, anche se la Bulgaria sostiene che si è trattato di un incidente. Un rifugiato è stato ucciso da un proiettile sparato dalla pattuglia di frontiera della città di Sredets, Bulgaria sud-orientale, mentre, nella notte di giovedì, con un’altra cinquantina di persone, provava a entrare dalla Turchia. C’è stato il «profondo rincrescimento» del presidente bulgaro Rosen Plevneliev. E la versione della sicurezza bulgara è che gli agenti avrebbero intimato l’alt, ignorato dai profughi, e poi sparato in aria, e la vittima (un afgano cinquantenne) sarebbe stato colpito da un proiettile in ricaduta. Versione che lascia dubbi almeno per la sua improbabilità. L’uomo è morto mentre veniva trasportato in ospedale. Ma è la stessa Bulgaria a chiedere un’indagine «immediata e indipendente».


Incidente o no, non era mai successo che nell’affrontare l’emergenza profughi si sparassero colpi di arma da fuoco ai confini europei. E al Consiglio della Ue a Bruxelles, che da giovedì si è prolungato per tutta la notte, è stato il primo ministro di Sofia, Boyko Borisov, a informarne il presidente Donald Tusk. Alle cinque del mattino l’intesa con la Turchia - anche se non in forma definitiva - è stata data per raggiunta. Ma poi Ankara ha smentito, parlando di documento che è solo una «bozza». E la Commissione Ue ha ammesso che l’avvallo dei 28 era solo «politico».

Il tema, nella sua enunciazione formale, è la cooperazione sui migranti. Nelle intenzioni dell’Unione è far sì che la Turchia trattenga i rifugiati, e “protegga” i confini europei. Tusk lo ha detto senza girarci intorno: «C’è senso in un accordo solo se riesce a contenere il flusso dei profughi». Per convincere Ankara, l’Europa è pronta a fornire aiuti per tre miliardi di euro in conto-rifugiati (ma nel documento non c’è traccia di cifre, anche perché non è stato deciso come rateizzare questi soldi). Ed è pronta a concedere altro: l’abolizione - dal 2016 - del visto sul passaporto per i turchi che vengono in Europa; e la volontà - però generica - di riprendere il confronto per l’ingresso della Turchia nella Ue. L'Europa si «è svegliata troppo tardi» si è lamentato il presidente turco Tajjip Erdogan. Tra due settimane in Turchia ci sono le elezioni, Erdogan non concorre (è presidente), ma il suo partito sì, e anche questo ha un ruolo nella vicenda.


Bruxelles, a parte la diversa interpretazione dei colloqui con Ankara, ammette di non aver ancora raggiunto un’intesa sulla ripartizione delle quote dell’accoglienza; l’Ungheria ribadisce di non voler ospitare rifugiati di religione islamica, e annuncia la conclusione del suo secondo “muro” ai confini, una nuova barriera di filo spinato, stavolta lungo la frontiera con la Croazia. Berlino, invece, ha approvato una riforma sulle richieste d’asilo: procedure più rapide sia per l’accoglimento che per respingere. Da settembre gli arrivi in Germania sono saliti al ritmo di diecimila al giorno. Più del triplo di quanto previsto. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino