Nella Libia del caotico stallo sfruttato dai trafficanti di essere umani, la diplomazia italiana ha trovato un modo per riportare al dialogo la Tripoli del premier Fayez Al-Sarraj...
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«Un'atmosfera di amicizia e apertura ha connotato questi incontri che le due parti considerano estremamente fruttuosi», ha annunciato l'Alto consiglio di Stato insediato a Tripoli riferendosi agli incontri di venerdì fra il proprio presidente, Abdelrahman Swehli, e il capo del parlamento insediato a Tobruk, Aghila Saleh. «Ci siamo accordati per giungere a soluzioni pacifiche ed eque per le questioni in sospeso», ha affermato ancora l'Alto consiglio in una nota, riferendosi implicitamente al nodo fondamentale della crisi libica: che ruolo far giocare in futuro ad Haftar, attuale comandante generale dell'Esercito nazionale libico appoggiato dalla maggioranza della Camera dei rappresentanti di Tobruk che nega la fiducia a Sarraj, spaccando la Libia. L'Italia, come ha appena ricordato il premier Paolo Gentiloni, vuole attribuire ad Haftar «un ruolo», ma non quello di nuovo leader del Paese. Il sito Libya Herald sottolinea che a Roma c'è stato «un incontro di svolta» ma è chiaro che si tratta solo di un nuovo inizio di un dialogo che balbetta dal febbraio 2015.
Le «soluzioni pacifiche» necessitano di nuovi incontri, i quali inizialmente saranno focalizzati sul far prevalere «gli interessi supremi della patria», «fermare lo spargimento di sangue» e assicurare il ritorno a casa degli sfollati, preannuncia l'Alto consiglio, una sorta di 'senato consultivò formato dai superstiti del primo parlamento eletto dopo la caduta del colonnello Muammar Gheddafi del 2011.
Il Gazzettino