Il gorgo libico ha inghiottito quattro italiani, rapiti nella zona di Mellitah, vicino Tripoli. Sono dipendenti della società di costruzioni e manutenzione di impianti energetici...
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La stessa Bonatti ha informato che quattro suoi dipendenti sono stati rapiti ieri. I quattro tecnici - Gino Pollicardo (ligure), Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla, residenti in Sicilia (Enna e Siracusa) e nelle province di Roma e Cagliari - sarebbero stati prelevati mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell'Eni.
Secondo fonti militari citate da al Jazeera, i responsabili potrebbero essere miliziani armati vicini a Jeish al Qabali, l'Esercito delle tribù, ostili a Fajr Libya, la fazione islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli che si oppone a quello di Tobruk, l'unico riconosciuto a livello internazionale. Le stesse autorità di Tobruk, dopo una riunione sulla vicenda, hanno reso noto di «ignorare al momento quale gruppo ci sia dietro», e hanno condannato il sequestro come «lontano dall'etica dei libici». Gentiloni, da parte sua, ha spiegato che «è difficile dopo poche ore capire natura e responsabili», e comunque si tratta una «zona in cui ci sono dei precedenti» e quindi bisogna «concentrarsi sul terreno per reperire informazioni». Secondo il ministro, in ogni caso, il rapimento non rappresenta una ritorsione contro l'Italia per il suo appoggio in sede Onu al governo in fase di formazione.
Nel frattempo, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di terrorismo. Di certo, nel caos libico che imperversa dalla caduta di Gheddafi, nel 2011, il rapimento di stranieri a scopo di estorsione è diventato sempre più frequente, ad opera di criminali comuni ma anche di milizie locali che vogliono finanziare la propria guerra contro la miriade di fazioni rivali, che si contendono il controllo del Paese, ricco di risorse energetiche. Una situazione resa ancora più incandescente dall'avanzata dell'Isis, che tra l'altro ha rapito tre cristiani copti nei pressi di Sirte, città-snodo petrolifero nelle mani dei jihadisti.
A Parma, città dove ha sede la Bonatti, si vive con il fiato sospeso, anche se nessuno dei quattro è residente là.
Il Gazzettino