Jake Davison, il killer di Plymouth e i video deliranti su YouTube: «Sono vergine e Terminator»

«Sono vergine e Terminator»: i video deliranti di Jake Davison, il killer di Plymouth che ha ucciso anche la madre
Ha ucciso la madre di 51 anni, freddandola in casa. Ma non si è fermato. Perché poi è uscito dall'abitazione a Plymouth, nel sud ovest...

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Ha ucciso la madre di 51 anni, freddandola in casa. Ma non si è fermato. Perché poi è uscito dall'abitazione a Plymouth, nel sud ovest dell'Inghilterra, e ha sparato anche a due uomini, due donne e una bambina di soli tre anni prima di suicidarsi con la stessa arma. Si chiama Jake Davison il ragazzo di 22 anni che è finito su tutte le prime pagine del Regno Unito dopo la sparatoria di ieri pomeriggio nella quale sono morte sei persone. Una strage figlia della follia domestica, dell'emarginazione, di un raptus cieco, ma anche di un sottofondo d'odio verso le donne.

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I video deliranti su YouTube

Jake era afflitto da turbe psichiche evidenti svelate in un delirante video di 11 minuti da lui stesso diffuso un paio di settimane fa (e frattanto cancellato da YouTube) in cui manifestava rabbia, malessere, misoginia e repressione sessuale non senza atteggiarsi a emulo di «Terminator», lo spietato umanoide letale interpretato da Arnold Schwarzenegger nell'omonino cult movie del 1984. I contorni della vicenda, assai meno comune sull'isola di quanto non accada negli Stati d'America delle armi facili, sono emersi oggi con maggiore chiarezza in una conferenza stampa tenuta dai vertici della Devon and Cornwall Police locale, mentre proseguono gli approfondimenti d'indagine.

La polizia: un evento scioccante

Il comandante Shaun Sawyer ha evocato «un evento davvero estremo e scioccante» per questo lembo di territorio inglese a un tiro di schioppo dall'appartata penisola di Cornovaglia; ribadendo che la pista «non è quella di una matrice di terrorismo né di legami con gruppi organizzati di estrema destra» o di altro orientamento ideologico. Piuttosto di «un incidente domestico» dilagato in violenza indiscriminata nelle strade di Keyham, quartiere residenziale storicamente operaio a ridosso dell'area portuale di Plymouth. Davison, mostrato nelle foto d'archivio col suo faccione ombroso da adolescente troppo cresciuto, incorniciato da un cespuglio di capelli e da una barba rossastra, era in possesso di un porto d'armi. Anche se, a quanto pare, non di un'autorizzazione all'uso del micidiale fucile a pompa con cui è entrato in azione nel tardo pomeriggio di ieri: dapprima facendo irruzione in un'abitazione per colpire a morte la madre Maxime Davison di 51 anni, quindi continuando a sparare a casaccio all'interno e all'esterno del caseggiato, uccidendo Lee Martyn, di 43 anni, sua figlia Sophie, di 3, Stephen Washington, di 59 e Kate Shepherd di 66 e ancora una donna 66enne, l'unica a non essere spirata sul posto bensì in ospedale. Un inferno di fuoco, cui hanno assistito nel terrore diversi testimoni oculari, completato dal ferimento di un altro uomo e un'altra donna, entrambi ora ricoverati in gravi condizioni. Fino a quando Jake non ha puntato l'arma contro di sé, prima di poter essere intercettato, e non l'ha fatta finita.

Si paragonava agli "incels"

Gli agenti, ha assicurato il comandante Sawyer, sono intervenuti con rapidità, non più di «6 minuti» dopo una serie di chiamate d'allarme disperate. Ma sullo sfondo restano non pochi «interrogativi a cui inevitabilmente andrà cercata risposta» (dalla questione del porto d'armi alla possibile segnalazione non raccolta dei problemi mentali dell'assassino), come ha riconosciuto Priti Patel, ministra dell'Interno del governo Tory di Boris Johnson esprimendo sgomento, oltre che solidarietà verso le vittime, al pari del premier, di esponenti politici di tutti i partiti e dell'opinione pubblica britannica. Interrogativi che riecheggiano a maggior ragione da quel video sinistro e inquietante lasciato da Davison ai posteri.

Un cupo sproloquio nel quale egli parlava di sé come d'un essere umano «prostrato, sconfitto dalla vita», ma in qualche modo annunciava pure le proprie intenzioni di morte paragonandosi agli «incels»: individui maschi che si definiscono «celibi involontari» e scaricano sulle donne la colpa dei loro fallimenti sessuali o di vita, e dai cui ranghi sono emersi in passato non pochi stragisti solitari in giro per il mondo. Per poi concludere il messaggio-testamento con queste parole: «So che questo è solo un film, ma mi piace pensare di poter diventare presto o tardi come il Terminator o qualcosa del genere, che a dispetto del suo quasi totale fallimento di sistema continua a cercare di portare a compimento una missione».

 

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Il Gazzettino