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Il giornalista rimasto ucciso nell'attacco nel sud del Libano è Issam Abdallah, un fotoreporter libanese che lavorava per la Reuters. Lo riporta Al Manar, la tv degli Hezbollah. Al-Jazeera, invece, conferma il ferimento delle sue giornaliste Carmen Jokhdar ed Ellie Brakhaya. Una di loro, in un video che circola online, appare a terra e dopo l'attacco urla di non sentirsi più le gambe. L'attacco è avvenuto nella zona di Alma ash-Shaab. L'esercito israeliano ha annunciato di aver poco fa «identificato colpi dal territorio libanese verso Israele» e «sta attualmente rispondendo con colpi di artiglieria e di tank verso la fonte dei colpi».
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Caos in Libano
È una «situazione molto pericolosa» quella del Libano, «il timore è il peggio» e «tutto è possibile».
Lo scenario
Lo scenario va dallo «status quo, a una guerra fredda nel sud, a un coinvolgimento nel conflitto», aggiungono e tendono comunque a escludere «un coinvolgimento diretto nella guerra». Le fonti insistono sull'accordo in Israele sulla creazione di un governo d'emergenza, sul gabinetto di guerra, un «segnale molto forte». E, dicono, «il timore è il peggio» perché «l'Esercito libanese non è un 'decision-maker' nel sud del Libano» e Unifil, la forza Onu (sotto il capitolo VI della Carta delle Nazioni Unite), «è purtroppo solo come un osservatore», mentre ci sono «fazioni come Hezbollah o la Jihad Islamica che possono sempre lanciare razzi contro il territorio israeliano». E «quando non c'è un vero Stato - concludono - tutto è possibile». Nelle ultime ore infatti c'è stato un nuovo intervento dell'artiglieria israeliana dopo un sospetto tentativo di infiltrazione dal sud del Libano.
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