NEW YORK – Fra pochi giorni cade il primo anniversario dell’attentato di San Bernardino, il centro sociale californiano dove il 2 dicembre 2015 una giovane...
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Il gruppo è visto dalle autorità Usa come uno dei più pericolosi nella ramificazione internet del Califfato. Difatti per combatterlo l’Fbi ha chiesto aiuto al Pentagono, e questo a sua volta ha lavorato di concerto con gli alleati britannici, per andarlo a colpire in Siria e Iraq. E proprio in questi giorni, l’Fbi ha rivelato al New York Times che nell’ultimo anno vari membri che formavano il direttorato di questa banda di reclutatori sono stati uccisi dai droni, e uno è stato ferito e poi arrestato da un non meglio precisato “Paese del Medio Oriente”.
Hussain, un ventunenne di Birmingham di origini pakistane noto come Abu Hussain al-Britani, è stato la prima vittima delle missioni dei droni. Quando è stato ucciso, un anno fa, aveva già lanciato la campagna per l’espansione del terrorismo in terra americana attraverso l’operato dei cosiddetti “lupi solitari”. Sarebbe stato lui a ispirare il primo attacco filo-Isis negli Usa, nel maggio del 2015 contro il Curtis Culwell Center, di Garland, in Texas, dove si teneva una mostra di fumetti sul profeta Maometto. Il fatto che i droni abbiano identificato Hussain e lo abbiano ucciso tre mesi più tardi, non ha impedito che il suo messaggio di odio militante continuasse a fare reclute come ha provato poi l’attacco a San Bernardino, e lo scorso giugno quello al night club di Orlando, in Florida. Hussain, sposato a una ex cantante rock inglese di 45 anni, Sally Jones, girava sempre con il figlio di questa, nella consapevolezza che i droni non lo avrebbero preso di mira quando aveva accanto un bambino. E tuttavia anche lui ha fatto un errore, ed è uscito una sera, a Raqqa, la capitale del caliiffato islamico, accompagnato solo da due guardie del corpo. Anch’esse sono state uccise dal missile del drone.
Se Hussain era stato eliminato, rimanevano altri giovani fanatici attivisti cibernetici. Reyaad Khan e Raphael Hostey, anche loro originari del Regno Unito, sono stati a loro volta colpiti dai missili dei droni, la scorsa estate. Neil Prakash è stato ferito e poi arrestato. L’Fbi ha raccontato al quotidiano di New York che il 2015 era stato un anno terribile, passato a caccia di possibili terroristi, al punto che molti agenti sono stati ritirati da indagini criminali per poter allargare la ricerca.
Mentre il Pentagono cercava i capi e li prendeva di mira, gli agenti dell’Fbi hanno passato in rassegna migliaia di frequentatori dei social media curati dalla banda. Circa 100 sono stati arrestati. Alcuni si stavano preparando per le loro missioni terroristiche. Usaama Abdullah Rahim, Munir Abdulkader, Mohammed Hamzah Khan, e Justin Sullivan, tutti giovani poco più che ventenni, erano stati già radicalizzati al punto di essere pronti a uccidere.
L’Fbi riconosce che l’aver smantellato “The Legion” è solo una battaglia vinta nella guerra contro il terrorismo. Ma ha voluto raccontarla per provare che gli Stati Uniti “stanno riuscendo a ridurre la capacità dell’Isis di dirigere, rendere possibili o ispirare attacchi contro l’Occidente”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino