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Pianti, abbracci, baci, selfie. È un’accoglienza euforica, festosa, ma anche dolente, quella delle famiglie ucraine che escono dai loro appartamenti a Balaklija, una settantina di chilometri da Kharkiv lungo l’asse che porta a sud verso Izyum, la cittadina occupata e presidiata da un concentrato di forze russe. Salutano i soldati liberatori. Le unità mobili ucraine avanzano, gli incursori sfondano le difese dei soldati di Putin, annientano avamposti e dilagano in profondità per poi allargare la riconquista. Si incuneano e si consolidano. E lo stesso avviene più a sud, in direzione di Kherson, dove nell’area occupata si disegna una crepa di penetrazione ucraina e attorno a Melitopol occupata, a nord della Crimea, s’intensifica l’azione di gruppi di sabotatori e partigiani, distruggendo depositi di munizioni, attivando droni e uccidendo i collaborazionisti.
L’avanzata
Il presidente Zelensky, che aveva esortato al silenzio stampa sull’avanzata, per non comprometterla, diffonde ora i video della liberazione e rivendica decine gli “insediamenti” ripresi, a sud e a est. Un migliaio di chilometri quadrati, spiega, come risultato di controffensive spalmate lungo l’intera linea del fronte. Molte le perdite ucraine verso Kherson, secondo i russi 10mila tra morti e feriti, “pianti” dai miliziani ceceni di Kadirov in un video su Telegram in cui dicono di essere dispiaciuti di doverne uccidere così tanti.
«Mosca sta pagando un prezzo alto»
L’eco dei successi militari rimbalza fino a Kiev e fa dire al segretario di Stato Usa in visita, Antony Blinken, che Mosca sta pagando un “prezzo enorme” e che le forze armate ucraine stanno compiendo “progressi tangibili”. Obiettivo dell’offensiva a nord potrebbe essere Kupjansk, sul fiume Oskij, anche se i blogger di guerra sostengono che gli incursori ucraini sono stati decimati, e al tempo stesso accusano i loro stessi comandanti “che dormivano”. Un alto ufficiale ucraino, Oleksiy Gromov, informa che le truppe di Kiev sono riuscite a penetrare per 50 chilometri, almeno 700 km quadrati di territorio. I russi - riferisce l’Institute for the Study of war - sarebbero stati sconfitti alle porte di Balaklija, e a quel punto si sarebbero ritirati. Le unità della Guardia nazionale di Putin non si sarebbero coordinate con l’esercito e, soprattutto, avrebbero del tutto fallito la preparazione a un contrattacco “largamente annunciato”. Da Kiev il Procuratore generale avverte che 383 bambini sono stati uccisi dai russi, e la missione Onu di monitoraggio dei diritti umani in Ucraina parla di oltre 400 detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate da parte delle forze russe, a fronte di circa 80 da parte ucraina. La guerra entra in una “fase critica”, secondo il segretario generale della Nato Stoltenberg, che incita a proseguire l’aiuto militare a Kiev. Ieri, su missili e razzi ucraini sono apparse le scritte “Rip Queen”, omaggio alla Regina e segno di gratitudine per l’appoggio del Regno Unito.
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Il Gazzettino