Vigilia del referendum in Grecia, spaccata in due tra i sostenitori del 'no' e quelli del 'sì' al piano dei creditori internazionali. Mentre le banche restano...
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Varoufakis alza ulteriormente i toni dello scontro verbale con Bce, Fmi e Commissione europea, accusati di voler «umiliare i greci». «Quello che fanno con la Grecia ha un nome, terrorismo - ha denunciato in un'intervista al quotidiano spagnolo El Mundo - Oggi quello che vogliono Bruxelles e la troika è che il sì vinca per poter così umiliare i greci».
La breve campagna per il referendum si è conclusa ieri con due manifestazioni parallele e contemporanee: quella del No, nella piazza Syntagma, l'altra, per il Sì, nello stadio Kallimarmaro. Una sfida tra piazze affollate e determinate mentre l'economia del Paese annaspa.
Le previsioni della vigilia dicono «ni», né sì né no, molta indecisione, un paese spaccato a metà, incerto anche sul vero significato da attribuire a una risposta positiva o negativa al quesito del referendum, con un'unica determinazione, però: restare in Europa. Ben il 74 per cento dei greci vuole tenersi la moneta unica e non vuole abbandonare l'euro. Ma come restarci meglio? Con il «No» di Tsipras alle esigenze dei creditori, o con il «Si» di 'responsabilità' che chiede Bruxelles? I sondaggi danno il sì in lieve vantaggio.
Sono circa 9,8 milioni gli elettori chiamati a recarsi alle urne.
Il Gazzettino