Grecia, con la vittoria del "no" stop ad aiuti e piani di salvataggio: stimato calo Pil del 10%

Grecia, con la vittoria del "no" stop ad aiuti e piani di salvataggio: stimato calo Pil del 10%
Non ci saranno più aiuti europei e non ci saranno più piani di salvataggio. Almeno nelle forme e nella sostanza conosciute finora. La vittoria del 'Nò al referendum...

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Non ci saranno più aiuti europei e non ci saranno più piani di salvataggio. Almeno nelle forme e nella sostanza conosciute finora. La vittoria del 'Nò al referendum aprirebbe uno scenario 'stand alonè per la Grecia, ancora formalmente nell'Euro e nella Ue ma, di fatto, fuori dal sistema di solidarietà e di regole che l'integrazione europea ha prodotto. E spetterebbe in primo luogo alla Bce, da lunedì mattina, fare fronte alle turbolenze che potrebbero scatenarsi sulle piazze finanziarie europee.




DEFAULT. L'ipotesi diventerebbe certezza. E anche in tempi rapidi. È infatti presumibile che le procedure aperte con l«evento di default' denunciato dal Fmi sarebbero portate rapidamente avanti dall'Efsf, il fondo Salva Stati, che vanta la maggior parte del credito verso Atene.



EURO E UE. È presumibile che, anche a fronte del No al referendum, la Grecia resti formalmente nell'area Euro e nell'Unione europea. Questo, soprattutto perché i Trattati non prevedono né procedure di autoesclusione né, tantomeno, procedure di espulsione.



AIUTI E FINANZIAMENTI. Con la proposta dei creditori bocciata alle urne del referendum, almeno in teoria, la Grecia sarà esclusa da ogni programma di salvataggio. Nelle parole delle vigilia, i principali leader e anche i vertici delle istituzioni europee hanno prospettato uno scenario in cui non ci sarebbe più spazio per nuovi negoziati. Questo, a meno di una improbabile marcia indietro collettiva degli stati europei.



BCE E BANCHE. La conseguenza più immediata del 'Nò è lo stop alle iniezioni di liquidità della Bce che stanno tenendo in vita le banche greche. E con i rubinetti chiusi gli istituti di credito andrebbero rapidamente verso il fallimento. Unica alternativa tecnica sarebbe stampare una moneta alternativa all'Euro e costituire una sorta di doppio binario, per le transazioni interne e per quelle estere, che resterebbero in Euro. Come sostenuto più volte da Draghi nelle ultime settimane, si entra in un terreno 'ignotò, anche dal punto di vista giuridico-legale.



DEPOSITI E CAPITALI. I depositi che ancora ci sono, quelli sopravvissuti al corsa al prelievo delle ultime settimane, sarebbero sottoposti a misure di stretto controllo, a partire da tetti molto bassi per i soldi ritirati al bancomat. Anche per il flusso dei capitali, soprattutto per le transazioni con l'estero, arriverebbero pesanti restrizioni.



IL PIL DI ATENE. Si calcola una ricaduta nel primo anno sul pil di almeno il 10%. Anche su questo fronte, però, le previsioni non possono che essere approssimative. Non ci sono precedenti in Europa e l'unico riferimento possibile, seppure con un contesto socio-economico profondamente diverso, è l'Argentina del 2001.
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Il Gazzettino