Grano, così riparte l'export dall'Ucraina: pronti ad aprire 5 porti. Intesa anche sui fertilizzanti

Restano diversi nodi: dove saranno stoccate le merci, come verranno distribuite e chi deciderà i prezzi

Grano, così riparte l'export dall'Ucraina: pronti ad aprire 5 porti. Intesa anche sui fertilizzanti
L’apertura dei corridoi marittimi per far uscire dall’Ucraina e dalla Russia il grano e i fertilizzanti di cui il mondo ha bisogno, inizia a delinearsi. Per ora...

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L’apertura dei corridoi marittimi per far uscire dall’Ucraina e dalla Russia il grano e i fertilizzanti di cui il mondo ha bisogno, inizia a delinearsi. Per ora l’unico annuncio ufficiale è arrivato dalla Russia, per bocca del ministro della Difesa Sergei Shoigu: «Stiamo adottando una serie di misure per garantire la sicurezza della navigazione nelle acque del Mar Nero e del Mar d’Azov. Il pericolo di mine nelle acque del porto di Mariupol è stato completamente eliminato». Mentre i dettagli del piano che sta mettendo a punto l’Onu con la collaborazione della Turchia, richiamato ieri dal premier Draghi ad Ankara, non sono stati resi noti ufficialmente. Ma quello che filtra è la creazione di corridoi marittimi realizzate senza prevedere lo sminamento dei porti ucraini. In ballo ci sono 5 scali: Odessa, Chornomorsk, Yuzhny, Mikolaiv, Bredyansk. 

I NUMERI
Complessivamente si tratta di circa il 30% di tutto il grano arrivato sui mercati internazionali lo scorso anno, e che oggi non giunge a destinazione a causa della chiusura dei porti ucraini. Senza contare che in ballo ci sono anche milioni di sacchi di fertilizzanti russi e ucraini che servono per far crescere i raccolti in mezzo mondo. Dallo scoppio della guerra ad oggi, le esportazioni di grano dall’Ucraina sono avvenute via terra e via fiume lungo il Danubio, ma i volumi si sono ridotti di oltre il 50%, mentre i tempi di consegna di sono allungati di 2/4 settimane. Secondo il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, l’inflazione alimentare causata dall’interruzione delle forniture di cereali da Russia e Ucraina, rischia di far aumentare di 47 milioni il numero di persone che versano in gravi condizioni di insicurezza alimentare. E per la Fao la guerra ha comportato un incremento di oli vegetali e cereali, del 46,5% e del 34,3 per cento. 

I CONTI


La Banca Mondiale avverte che ogni aumento di un punto dei prezzi alimentari globali spingerà 10 milioni di persone in più in condizioni di estrema povertà. Il timore è una catastrofe umanitaria in grado scatenare una gigantesca ondata migratoria dall’Africa verso l’Europa. I Paesi che rischiano di più a causa della scarsità di cereali prodotta dalla guerra in Ucraina sono 16: Libano, Siria, Somalia, Kenya, Afghanistan, Yemen, Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania, Niger, Etiopia, Congo, Zimbabwe, Sudan e Haiti. A questi vanno aggiunti gli effetti indiretti sulla produzione di tutte quelle nazioni che fino al 24 febbraio di quest’anno facevano affidamento sull’acquisto dei fertilizzanti prodotti in Russia e in Ucraina, che ora si trovano a corto di concimi. Intanto la comunità internazionale guarda con grande interesse alle modalità che saranno messe a punto per commercializzare i cereali e i fertilizzanti che usciranno dai corridoi russo-ucraini. Dove verranno sbarcate le merci? I prezzi saranno determinati seguendo logiche di mercato o in funzione di calmierare i prezzi? Quel che è certo è che tra poche settimane inizierà la mietitura del grano e a quel punto se i silos russi e ucraini non saranno stati liberare per fare posto ai nuovi raccolti anche le previsioni degli organismi internazionali per il prossimo anno dovranno essere riviste in peggio.
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Il Gazzettino