Nessun colpevole per la morte della bresciana Giulia Minola e di altri 20 giovani alla Loveparade del 2010 a Duisburg, in Germania. Dunque nessuna condanna: il tribunale...
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Germania, strage della Loveparade. Il processo si farà: dieci a giudizio per la morte di 21 ragazzi
Germania, la vita della 21enne italiana morta a Duisburg vale duemila euro
Il processo si chiude dunque senza una condanna anche per gli ultimi tre imputati, fra i responsabili della Lovepavent che promuoveva l'evento, accusati di omicidio e lesioni colpose. Ai tre (40, 60 e 67 anni) venivano contestati inoltre gravi errori nella programmazione del Loveparade. Per altri sei dipendenti del Comune di Duisburg e per un altro dipendente della Lovepavent il processo era stato archiviato oltre un anno fa.
Agli inizi di aprile il Tribunale di Duisburg ha chiesto alla procura l'archiviazione anche per gli ultimi tre imputati, motivando la decisione, fra l'altro, con la circostanza che a causa delle restrizioni per il Coronavirus, non si sarebbe riusciti a chiudere il processo entro i termini della prescrizione che sarebbe scattata a fine luglio. La procura e gli imputati si sono detti d'accordo.
Forte la delusione dei parenti delle vittime, che si hanno protestato contro l'archiviazione del processo come parti civili. Il Loveparade era una grande festa popolare nata a Berlino nel 1989: richiamava giovani di tutto il mondo a ballare per strada, e si era tenuto anche in altre città, non solo in Germania. Dopo il disastro di Duisburg, il 24 luglio 2010, non c'è stata nessuna altra edizione del «party».
La mamma di Giulia Minola: «Non ho più le forze». «Sapevamo che sarebbe finita così, ma quando poi succede davvero è diverso. È come se avessi esaurito la forza di avere dei pensieri». È il commento di Nadia Zanacchi, la mamma di Giulia Minola, unica vittima italiana del massacro della Loveparade di Duisburg del 2010, dopo l'archiviazione del processo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino