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Tredici denunce, l'ultima lo scorso 29 maggio, evidentemente non sono bastate. Da cinque anni Paola Estefania Tacacho subiva minacce di morte e molestie, fino al femminicidio di sabato per mano di Mauricio Parada Parejas ex studente e stalker. La donna, appena 32 enne, insegnante d'inglese è stata pugnalata sotto casa, intorno alle 21.30, mentre tornava dalla palestra, a pochi isolati di distanza, al numero 500 di via Montegaudo, nella periferia nord di San Miguel di Tucuman, in Argentina. La donna ha provato a scappare, ma ogni tentativo di fuga si è rivelato vano, l'aggressore così le ha inferto colpi in diversi punti vitali.
Soltanto con la morte della donna è venuto fuori il drammatico sommerso e le tredici denunce accantonate dai giudici dietro la sconcertante motivazione «della mancanza di spazio nell'ufficio per ulteriori pratiche».
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Dietro l'atteggiamento delle autorità, però, ci sarebbe secondo i parenti della vittima l'importanza della famiglia dell'aggressore, che ha sempre giustificato quei comportamenti con la malattia mentale di cui l'uomo era affetto: «Non hanno mai alzato un dito per proteggerla», ha detto Ana, compagna di Paola Estefania. Contemporaneamente, il movimento Ni una menos, ha convocato per oggi, due novembre, una marcia, a Tucuman, in ricordo di Paola Estefania, diffondendo un manifesto in cui si legge: «Ancora una volta assistiamo alla mancanza di protezione verso donne, lesbiche, gay, trans, intersessuali e bisessuali per per mano di un governo che copre abusatori violenti e stalker. Non solo non adottano misure efficaci, ma danno modo a questi violenti di continuare ad ucciderci».
L'ultima denuncia era stata indirizzata allo stalker e alla sua famiglia, in seconda battuta anche allo stato. Ora, i parenti della vittima non hanno intenzione di arrendersi, come conferma la cugina Paola: «Citeremo lo Stato, colpevole di immobilismo e la famiglia che ha sempre coperto quell'uomo».
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Il Gazzettino