Trenta minuti per prendere un aereo, una connessione breve, in cui non ti devi distrarre. Ha corso, in un aeroporto come quello di Addis Abeba in cui non era mai stato, ha chiesto...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ora cosa sta pensando?
«La nostra vita è appesa a fili sottilissimi, quasi invisibili, che creano una rete casuale intorno a noi, anche se non ce ne rendiamo conto. Se uno o due di questi fili si rompe, potremmo rischiare di morire. Quindi, bisogna apprezzare e rispettare fortuna e casualità».
Riandiamo indietro con il nastro: dopo che ha perso l'aereo poi precipitato, nel terminal di Addis Abeba il wi-fi ha smesso di funzionare. Lei come ha saputo dell'incidente? E come ha reagito?
«Quelli di Ethiopian Airlines, molto gentili, mi hanno chiesto di sedermi in una stanza, di aspettare, ma non mi hanno detto nulla. Ho scambiato sms con degli amici e sono stati loro a dirmi ciò che era successo. Il primo istinto è stato chiamare mia moglie e i miei genitori. Non volevo che si preoccupassero per la notizia dell'aereo caduto, pensassero che ero a bordo. Poi, dopo le telefonate, ho avuto a lungo delle turbolenze di sensazioni dentro di me, che proseguono tutt'ora. Da una parte c'era la profonda tristezza per quando successo, sull'aereo c'erano persone che conoscevo. Dall'altra c'era la paura, sì la paura per ciò che poteva succedermi».
Ripassiamo gli eventi. Antonis, che nel suo profilo Facebook, dove compare con una fotto scattata in piazza Navona, a caldo ha ricostruito tutto anche per rassicurare chi lo conosce, è il presidente di una importante organizzazione che si occupa di rifiuti, Iswa (International Solid Waste association). Tra qualche settimana sarà a Roma per un convegno sull'ambiente, ma domenica era diretto, come altri che si occupano di queste tematiche, a Nairobi, per l'assemblea delle Nazioni Unite per l'Ambiente.
«Arrivavo da Beirut, destinazione finale Nairobi, con scalo ad Addis Abeba. Sapevo che la mia connessione era molto breve, appena trenta minuti, per questo viaggiavo solo con bagaglio a mano. Doveva esserci un operatore della compagnia aerea che mi aiutasse a non perdere la connessione, il volo per Nairobi».
Poi cosa è successo?
«C'è stato un imprevisto, quello della compagnia aerea è arrivato in ritardo, io ho cominciato a cercare da solo il gate. Il terminal non è molto grande, però ho prima dovuto superare i controlli di sicurezza, dopo nessuno sapeva dirmi quale fosse il gate giusto. Mi sono innervosito, alla fine l'ho capito, il numero, mi pare iniziasse con l'8, ho corso e pensavo di avercela fatta perché vedevo ancora i passeggeri che stavano salendo sul Boeing. Ma quando sono arrivato il Boeing era chiuso. Mi sono arrabbiato, ma è stato inutile».
Qual è stata la sua reazione? Ancora non sapeva che quello che sembrava un fastidioso imprevisto le aveva salvato la vita.
«Sono andato al banco di Ethiopian Airlines, ovviamente ancora non era successo nulla. Il personale della compagnia è stato molto gentile e mi ha trovato un posto in un volo successivo, tre ore dopo. Mi sono calmato, alla fine, ho pensato, era un'attesa passabile. Il tempo è passato, mi sono messo in fila per l'imbarco del nuovo volo, ma non sapevo nulla della tragedia perché il wifi nel terminal era stato disattivato. Mi ha però avvicinato una operatrice di Ethiopian e mi ha chiesto di seguirla, perché il manager voleva parlarmi. Erano molto gentili, ma mi hanno chiesto di restare dentro una stanza, mi sono anche un po' spaventato. Mi hanno detto, con gentilezza, di non arrabbiarmi, perché ero l'unico passeggero a non essersi imbarcato, l'unico che si era salvato. Mi hanno fatto alcune domande, come era giusto. Poi, sono ripartito, con un volo successivo. Ora sono a Nairobi, ma dentro di me quella turbolenza di sensazioni non è terminata».
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino