L'Italia snobba l'appello di Papa Francesco ma Cuba no, Castro concede l'indulto a 787 detenuti

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Città del Vaticano - L’annuncio del provvedimento è stato fatto da Granma, il giornale ufficiale del governo di Castro. “Per ragioni umanitarie viene...

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Città del Vaticano - L’annuncio del provvedimento è stato fatto da Granma, il giornale ufficiale del governo di Castro. “Per ragioni umanitarie viene concesso l’indulto a donne, giovani, malati e altre categorie”. L’appello che aveva lanciato la scorsa settimana Papa Francesco da Piazza san Pietro, durante il Giubileo dei carcerati, chiedendo ai governi di tutto il mondo un gesto di clemenza verso i detenuti, è stato accolto da Cuba. Finora l’unico Stato ad essersi mosso. “Il Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba, in risposta alla richiesta  di Papa Francesco ha accordato l’indulto a 787 detenuti” si leggeva ancora su Granma. Per il compimento dell'atto amministrativo sono state prese in considerazione le caratteristiche dei reati giudicati e la condotta tenuta dai detenuti durante il compimento della condanna nonché il tempo rimasto da scontare. Sono stati esclusi dall’indulto coloro che si son resi colpevoli di reati gravissimi (omicidi, pedofilia, stupro, narcotraffico).


Durante il Giubileo della Misericordia il Papa aveva chiesto un atto di clemenza «per i detenuti ritenuti idonei». In piazza san Pietro, due domeniche fa, erano presenti anche i partecipanti di una marcia organizzata dai Radicali partita qualche ora prima da Regina Coeli per transitare davanti al Parlamento e proseguire in Vaticano ad ascoltare le parole del Papa. Un grande cartello spiccava da lontano in mezzo alla folla con una parola scritta a caratteri cubitali: “Amnistia”.   «In occasione dell’odierno Giubileo dei carcerati- aveva affermato  il Papa- vorrei rivolgere un appello in favore del miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri in tutto il mondo, affinché sia rispettata pienamente la dignità umana dei detenuti. Inoltre, desidero ribadire l’importanza di riflettere sulla necessità di una giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società».  
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Il Gazzettino