NEW YORK - Tortura, arresti arbitrari, rapimenti, repressione del diritto di parola e di religione. Nei tre anni dacché la Russia ha annesso la Crimea, la situazione nella...
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La Crimea faceva parte del territorio ucraino, pur godendo di una speciale autonomia. Vladimir Putin ha ottenuto di staccarla da Kiev, con un referendum che le leggi internazionali avevano definito illegale. Dopo il referendum, agli abitanti della Crimea è stata offerta la cittadinanza russa, e le migliaia di cittadini che l’hanno rifiutata si sono visti bollati come “stranieri” ed espropriati dei propri beni e licenziati dal posto di lavoro.
Il rapporto ha trovato prova che centinaia di detenuti delle prigioni della penisola sono stati trasferiti in Russia. Ha trovato altresì prova che «agenti russi» hanno fatto ricorso alla tortura e agli arresti immotivati per creare uno stato di paura e obbedienza, e che queste attività continuano «nell’evidente tentativo si reprimere l’opposizione». Si nota inoltre che l'assenza di indagini suggerisce che gli autori di tali violazioni «hanno beneficiato e continuano a beneficiare dell'impunità». E tale impunità incoraggia il perpetuarsi di queste azioni».
Secondo il rapporto Onu, Mosca sta usando in Crimea le stesse leggi che in Russia sono state adottate per combattere il terrorismo. Ma nella penisola esse sono utilizzate per reprimere le minoranze e i dissidenti. Ad esempio, le istituzioni e i media della minoranza tartara sono stati oggetto di particolare persecuzione, e così pure i membri della setta religiosa dei “Testimoni di Jehova”, le cui branche locali sono state bandite.
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Il Gazzettino