Saranno in mille - “Come i garibaldini”, dice la figlia Stefania - i socialisti italiani ma anche i cittadini tunisini che stanno arrivando al cimitero cattolico di...
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Lui invece preferì l’autoesilio e la solitudine in questo lembo di Tunisia, ma se a quei tempi - negli anni ‘90 - ci fossero stati i social magari avrebbe avuto più armi per combattere, per farsi sentire e per farsi aiutare. Senza doversi affidare, triste, solitario y final, unicamente a quel fax che sta ancora poggiato nello studiolo della casa di Hammamet, da cui partivano grida inascoltate contro i “serpenti”, gli “sciacalli” e i “traditori”. Ora, vent’anni dopo, Craxi è ancora qui. E il custode del piccolo cimitero, mentre sta cominciando la celebrazione, racconta: “Il Presidente mi aiutò quando ero malato, mi fece operare e mi diede sostegno economico. In vita, lui pensava a me. Da morto, sono io che penso a lui e a farlo riposare in pace”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino