Un bus privato va sul Lungotevere dove è stato chiamato per trasportare un gruppo di turisti. Quando scopre che sono cinesi, si rifiuta di farlo salire perché ha...
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RIENTRO
L'altro fronte, per il quale anche ieri si sono susseguite riunioni che hanno coinvolto l'Unità di crisi della Farnesina e lo Spallanzani, è quello del complicato rimpatrio dei cinquanta italiana che si trovano nelle zone di Wuhan e delle altre città isolate: per fermare il contagio, le autorità cinesi hanno deciso che non si può né uscire, né entrare. L'Italia sta collaborando con Francia, Germania, Regno Unito, ma anche con il Giappone, per cooperare in una possibile operazione di evacuazione. Sarà su base volontaria, perché tra i nostri concittadini c'è chi lavora, ha un'attività commerciale, una famiglia a Hubei. E soprattutto è delicata la trattativa con la Cina che deve consentire a queste persone di lasciare la «zona rossa». Due i possibili piani: spostarle via terra in città cinesi non sottoposte a limitazioni, lasciarle lì in quarantena per quattordici giorni per poi riportarle in Europa; in alternativa, organizzare dei voli charter, magari insieme alle altre nazioni europee, e una volta ritornati in Italia mettere sotto sorveglianza sanitaria chi è rientrato. Ma ancora non c'è il via libera cinese. La Regione Lazio intanto ha allestito una task force, mentre è stato attivato un numero verde, il 1500, in cui medici di famiglia romani danno informazioni sul coronavirus. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino