La Corea del Nord prosegue a passo spedito le sue "provocazioni" malgrado la freschissima serie di sanzioni internazionali. In meno di tre settimane, due missili...
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All'alba, partito da un sito vicino a Pyongyang, il missile balistico intermedio Hwasong-12, come ipotizzato dai militari di Seul, Tokyo e Washington, ha toccato un'altitudine di 800 km e la gittata di 3.700 km, prima di finire nel Pacifico, a poco più di 1.200 km dalle coste del Giappone, minacciato giovedì dalla Corea del Nord di "affondamento" con l'uso di testate nucleari. Un missile, ha chiarito il ministro della Difesa nipponico Itsunori Onodera, lanciato «avendo in mente Guam», territorio Usa nel mar delle Filippine lontano circa 3.400 km, che il Nord ha minacciato di voler colpire come bersaglio simbolico. A Washington intanto tutte le opzioni restano sul tavolo. Compresa quella militare, ha spiegato il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, il generale H. R. McMaster, ribadendo comunque che «non è la nostra preferita». Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha subito riunito il Consiglio di sicurezza nazionale affermando che Seul ha le capacità di fuoco in grado di distruggere la Corea del Nord «in modo irrecuperabile» chiarendo che, pur coi migliori propositi, il dialogo con Kim Jong-un è «impossibile in questa situazione».
Le sirene di allerta, oltre ai messaggi su cellulari e via tv, sono state azionate nella parte settentrionale del Giappone, in un inedito meccanismo che ha interessato finora catastrofi naturali, come terremoti, tsunami o risveglio di vulcani. «È tempo in cui alla comunità internazionale si richiede di agire unita contro le provocazioni del Nord che minacciano la pace nel mondo», ha affermato il premier Shinzo Abe che, appena rientrato dalla visita in India, ha avuto un colloquio telefonico con Moon. «Dobbiamo rendere chiaro alla Corea del Nord che se continua così il suo futuro non sarà brillante», ha aggiunto. Su richiesta di Usa, Corea del Sud e Giappone, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha tenuto una riunione d'emergenza, a pochi giorni dalle sanzioni votate lunedì in risposta al test nucleare del 3 settembre. I 15 hanno chiesto a Pyongyang di «porre fine immediatamente» alle sue «azioni oltraggiose» e «un sincero impegno alla denuclearizzazione».
Mentre l'ambasciatrice Usa Nikki Haley, in vista dell'Assemblea generale la settimana prossima, ha esortato l'Onu a «fatti e non solo parole»: Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha invitato tutte le nazioni a prendere nuove misure contro lo Stato eremita, convinto che le sanzioni appena varate «rappresentino il pavimento e non il tetto delle azioni che dobbiamo prendere».
Il Gazzettino