«Il dialogo è la nostra priorità», così il presidente catalano destituito Carles Puigdemont nella conferenza stampa al Press Club di Bruxelles....
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Contrariamente a quanto hanno ipotizzato alcuni tra i principali quotidiani spagnoli, Puigdemont, non è giunto in serata a Barcellona. A bordo del volo proveniente da Bruxelles, atterrato all'aeroporto El Prat poco dopo le 23:00 c'erano solo due ex consiglieri della Generalitat: Dolors Bassa (lavoro) e Joaquim Forn (interno). Lo scrive El Pais online e Ara online, il quotidiano in catalano vicino agli indipendentisti.
«Non abbiamo mai abbandonato il governo, noi continueremo a lavorare. Non sfuggiremo alla giustizia ma ci confronteremo con la giustizia in modo politico», ha detto fra le altre cose Puigdemont, parlando davanti alle bandiere catalane e dell'Unione Europea. «Se mi fosse garantito un processo giusto tornerei subito in Catalogna», aveva detto a chi gli chiedeva quanto sarebbe rimasto a Bruxelles.
Puigdemont si è rivolto al Partito Popolare del premier Mariano Rajoy e a quello socialista, i più intransigenti contro il referendum e la dichiarazione di indipendenza di Barcellona: «Il Pp e il Psoe hanno un problema enorme, di cui non vogliono assumersi la responsabilità politica, vogliono usare solo la repressione», ha aggiunto, prima di chiedere: «Il governo spagnolo rispetterà i risultati, qualunque siano, delle elezioni del 21 dicembre? Dobbiamo saperlo, non deve esserci diseguaglianze, elettori di serie A e elettori di serie B».
«Siamo qui e vogliamo ringraziare chi sta facendo sforzi personali per la Catalogna.
«Abbiamo sempre voluto la strada del dialogo, ma in queste condizioni questa via non era percorribile», ha ribadito Puigdemont, «abbiamo voluto garantire che non ci saranno scontri nè violenza. Se lo stato spagnolo vuole portare avanti il suo progetto con la violenza sarà una decisione sua».
Puigdemont, che rischia 30 anni di carcere per sedizione e ribellione, ha parlato anche delle denuncia nei suoi confronti: «Il procuratore spagnolo persegue idee e persone e non un reato», ha detto, «questa denuncia dimostra le intenzioni bellicose del governo di Madrid».
Con lui partecipano alla conferenza stampa i cinque ministri che lo hanno accompagnato in Belgio. Due sono del suo partito il Pdecat, Meritxell Borras e Joaquim Forn, e tre di Erc, Antoni Comin, Dolors Bassa e Maritxell Serret.
Per il momento non hanno intenzione di chiedere l'asilo in Belgio: «Teniamo aperte tutte le opzioni e studiamo tutte le possibilità. Abbiamo tempo», ha dichiarato l'avvocato fiammingo del leader catalano destituito Paul Bekaert durante la trasmissione «De Ochtend» su Radio 1 (VRT). Bekaert, che in passato aveva richiesto invano l'asilo in Belgio per dei leader Baschi, ha riconosciuto che sarà difficile per Puigdemont ottenere riparo nel Paese. «L'asilo può essere chiesto, ma ottenerlo è un'altra cosa», e ha spiegato che ieri con Puidgemont hanno già parlato di possibili «strategie».
Secondo Bekaert è ancora troppo presto per parlare di incidente diplomatico con la Spagna. «Per il momento non si tratta che di un cittadino europeo venuto a Bruxelles», ha affermato l'avvocato. «Può darsi che Puidgemont sia venuto nella capitale d'Europa con intenzioni politiche, ma è troppo presto per parlare di incidente diplomatico. La Spagna è molto suscettibile sulla questione, posso testimoniarlo», ha aggiunto il consigliere legale. Bekaert ha confermato che il leader indipendentista parlerà più tardi, in giornata, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli. Secondo alcuni media spagnoli parlerà alle 12,30.
La Guardia Civil spagnola intanto ha avviato questa mattina perquisizioni nelle sedi dei Mossos d'Esquadra in diverse città della Catalogna con l'obiettivo di sequestrare le registrazioni delle comunicazioni interne durante il referendum del 1 ottobre. Gli agenti spagnoli sono entrati nel centro di telecom di Sabadell e nei commissariati centrali di Barcellona, Girona, Manresa, Tortosa e Sant Felu de Llobregat. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino