La più grave crisi istituzionale del Brasile post dittatura si è conclusa con la destituzione della presidente Dilma Rousseff, prima donna a guidare la maggiore...
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I voti a favore sono stati 61, ben oltre il quorum dei due terzi dei senatori di 54, ed i contrari solo 20, uno in meno di quelli dati per certi alla vigilia dallo staff di Dilma. Durissime le prima parole da ex presidente di Rousseff: «Un gruppo di corrotti indagati è salito al potere, da oggi metteremo in atto la più ferma e instancabile opposizione che un governo golpista, omofobo e razzista può soffrire. Farò ricorso in tutte le istanze, il mio non è un addio ma un arrivederci a breve». I senatori hanno respinto la richiesta di cassare i diritti politici di Dilma per otto anni, dopo che la difesa della presidente deposta è riuscita a farla scorporare dalla prima votazione. Un punto importante a favore della ex presidente, almeno sul piano morale. Visto che l'impeachment - per sua stessa ammissione - costituisce «una condanna a morte politica».
Dilma, un'ex guerrigliera marxista di origine bulgara arrestata e torturata in carcere durante la dittatura militare, si è sempre dichiarata innocente, ricordando che le pratiche fiscali alla base del procedimento di impeachment «sono state utilizzate da tutti i miei predecessori». Durante i nove mesi del procedimento, che hanno di fatto paralizzato l'attività parlamentare, le basi legali dell'impeachment sono state in effetti giudicate piuttosto fragili da molti giuristi e costituzionalisti. Ma in un parlamento polarizzato come quello brasiliano, le opposizioni hanno usato l'impeachment come una clava contro Dilma, ritenuta responsabile di una lunga serie di errori che hanno acuito la crisi economica e politica. Aggravata ulteriormente dalle inchieste sugli scandali di mazzette elargite ai partiti dal colosso petrolifero Petrobras che hanno decapitato i vertici del Partito dei lavoratori, coinvolgendo anche il fondatore Lula. Da qui le accuse dell'ormai ex presidente Dilma di essere vittima di un «golpe costituzionale ordito da Michel Temer, dall'ex presidente della Camera, Eduardo Cunha, e dalle elite ultraconservatrici per prendere il potere senza passare dalle urne».
Rousseff, 68 anni, mai indagata nelle inchieste di corruzione che hanno portato in carcere decine di politici di tutto l'arco costituzionale, è stata processata e condannata da un parlamento composto al 60 per cento da inquisiti. E proprio questo aspetto, secondo Dilma, nasconderebbe il vero motivo dell'impeachment: prendere il potere per insabbiare l'inchiesta Lava Jato, la Mani Pulite brasiliana, condotta dal giudice Sergio Moro. Un sospetto che ha trovato conferma nella dimissioni di due ministri del governo di Temer, intercettati mentre discutevano su come ostacolare gli inquirenti.
Temer, apparso sorridente come non mai, ha giurato in Senato prima di partire per il vertice del G20 in Cina.
Il Gazzettino