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Il Brasile sta affrontando la peggiore crisi idrica degli ultimi 91 anni. Secondo il portale di notizie G1, i giacimenti del sud-est e del centro-ovest, che rappresentano il 70% della produzione energetica del Paese, hanno il 23% della capacità di stoccaggio, un livello inferiore a quello registrato nell'agosto 2001, quando il gigante sudamericano dovette affrontare il razionamento energetico.
Oggi il governo ha pubblicato un decreto, firmato dal presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, in cui ha stabilito che gli enti pubblici federali devono ridurre il consumo di energia dal 10% al 20% tra settembre 2021 e aprile 2022. La decisione è stata presa dopo che ieri il Comitato di monitoraggio del settore elettrico (Cmse) era giunto alla conclusione che ci fosse stato un «peggioramento rilevante» delle condizioni dei giacimenti e che fosse essenziale mantenere in corso tutte le misure, oltre ad adottarne di nuove, per la manutenzione delle riserve idroelettriche. Secondo il ministero delle Miniere e dell'Energia, il governo federale ha più di 22mila edifici propri e circa 1,4mila immobili in affitto, come uffici, scuole, ospedali e università.
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