Il bimbo sta morendo, il "bando Trump" vieta la mamma di vederlo per l'ultimo saluto

Il bimbo sta morendo, il "bando Trump" vieta la mamma di vederlo (CAIR)
Una madre yemenita che si vede negare il visto per andare in Usa e dare l'ultimo addio al figlioletto in fin di vita. È l'ultima crudeltà causata dal bando...

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Una madre yemenita che si vede negare il visto per andare in Usa e dare l'ultimo addio al figlioletto in fin di vita. È l'ultima crudeltà causata dal bando di Donald Trump contro alcuni Paesi a rischio terrorismo, quasi tutti a maggioranza musulmana. Una storia che sta commuovendo e indignando il mondo, dopo i recenti scandali legati alle carovane di migranti al confine tra Usa e Messico, mentre proprio oggi si è consumato l'ultimo round del braccio di ferro sul muro, con la Casa Bianca che ha fatto marcia indietro sulla minaccia di uno 'shutdown' del governo federale rinunciando a chiedere 5 miliardi nella legge di bilancio, negati dai dem: «Troveremo altri modi per finanziarlo, alla fine non vogliamo la chiusura del governo, vogliamo la chiusura del confine», ha affermato la portavoce Sarah Sanders.




«Mia moglie mi chiama ogni giorno, vuole baciare e abbracciare nostro figlio per l'ultima volta, non abbiamo più molto tempo, per favore aiutateci a riunire la nostra famiglia», è l'appello lanciato tra le lacrime dal ventiduenne Ali Hassan, il padre di Abdullah, il bimbo di due anni ricoverato come malato terminale all'ospedale pediatrico Benioff a Oakland, California. Il piccolo e suo padre sono nati in Yemen ma hanno la cittadinanza americana, a differenza della madre, Shaima Swileh, bloccata al Cairo per il rifiuto delle autorità americane di concederle il visto. Lo Yemen figura infatti nella blacklist del 'travel ban', confermato dalla Corte suprema dopo varie versioni. Tra gli altri Paesi messi al bando ci sono l'Iran, la Libia e la Somalia, oltre a Venezuela e Corea del nord.

«Tutto ciò che mia moglie desidera è tenergli la mano per l'ultima volta, prima che gli stacchino il supporto vitale», ha detto il marito, spiegando che se il bimbo fosse trasportato in Egitto probabilmente morirebbe. A sostenere i suoi sforzi sono gli attivisti del Centro per i diritti civili degli islamici (Cair California), che stanno cercando di ottenere una deroga dal Dipartimento di Stato Usa, probabilmente un visto umanitario, affinché la donna possa raggiungere urgentemente suo figlio in California. «Questo rifiuto è una crudeltà incomprensibile», ha commentato Saad Sweilem, del Consiglio per le relazioni islamico-americane, sceso in campo per sostenere la riunificazione della famiglia.


Il piccolo Abdullah è nato con una ipomielinizzazione, una malattia neurologica che comporta tra l'altro gravi difficoltà respiratorie. Quando aveva 8 mesi, i genitori si trasferirono dallo Yemen al Cairo per sfuggire alla guerra civile che imperversa nel paese dal 2015. Tre mesi fa, il padre ha portato il figlio in Usa nella speranza di cure più efficaci, convinto che la moglie lo avrebbe raggiunto in un momento successivo. Ma dopo che i medici lo hanno gelato dicendogli che il piccolo era in condizioni terminali, la madre ha chiesto un visto per sbarcare negli Stati Uniti. Finora inutilmente. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino