I democratici travolti dal successo repubblicano che ha portato il Grand Old Party a controllare di nuovo l'intero Congresso non esitano ora a puntare il dito contro Barack...
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Ancora più netto il giudizio di un collaboratore di un senatore democratico: «E' stato il presidente Obama a far cadere candidati in tutto il paese» ha detto, coperto dall'anonimato, secondo quanto riporta il sito «The Hill», riconoscendo comunque che «era una difficile mappa elettorale sin dall'inizio ed i numeri erano particolarmente negativi in questi stati». Insomma, con gli exit poll che indicano come i due terzi degli elettori sono convinti che il paese sia sul binario sbagliato e metà disapprovino l'operato del presidente, la notte scorsa, mentre continuavano ad allinearsi i numeri di una vera disfatta elettorale, cresceva il risentimento contro l'amministrazione Obama per non aver fatto abbastanza per aiutare il paese. Al presidente è stato soprattutto imputato di aver offerto lui stesso l'arma della vittoria al Gop, personalizzando e nazionalizzando le elezioni del Congresso pur sapendo di essere lui e le sue politiche fortemente impopolari.
«È un fatto incontrovertibile che queste elezioni siano state più un referendum su Obama e sulla rabbia contro la sua presidenza più di ogni altra cosa - ha detto un importante stratega democrat - una sconfitta può essere imputata ad una cattiva strategia, un candidato negativo o spot sbagliati, ma è tutta un'altra cosa quando ad unire tutto è la rabbia e la frustrazione contro le politiche di un presidente».
Inoltre i democratici ammettono che sono stati fatti enorme errori di comunicazione: agli americani non sono arrivati i progressi fatti sul fronte economico, ma hanno avuto più successo le campagna repubblicane per convincere che il paese va ancora in una direzione sbagliata. E che l'amministrazione democratica non riesce a proteggere il paese da minacce, amplificate al massimo dai media, come l'Ebola - cosa che crede il 66% degli americani - e un attacco terroristico sul suolo americano, convinzione del 72%.
«Avevamo un storia positiva da raccontare sull'economia, non perfetta, ma positiva sulla crescita dei posti di lavoro, del Pil - ammette uno stratega - un messaggio che è stato completamente stravolto da una serie di errori nell'amministrazione iniziati subito dopo che il presidente ha avviato il secondo mandato».
Il Gazzettino