Steve Bannon, l'ex stratega populista di Donald Trump e uno degli architetti della sua vittoria nel 2016, è stato arrestato. L'accusa è quella...
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Per il rilascio il giudice ha posto come condizioni una cauzione da 5 milioni di dollari e restrizioni ai viaggi, ovvero potrà spostarsi fra New York e Washington, ma non gli sono consentiti viaggi internazionali o l'uso di voli o barche private. Bannon è apparso in video con le mani ammanettate.
L'arresto arriva in una giornata storica per i democratici, quella dell'incoronazione di Joe Biden. E rappresenta un nuovo schiaffo a Trump inferto dalle autorità di New York, sempre più una spina nel fianco del presidente. Con Bannon salgono a sei le persone associate alla campagna 2016 di Trump accusate di reati a livello federale. Oltre all'ex stratega ci sono infatti Roger Stone, Michael Flynn, Rick Gates, Michael Cohen e Paul Manafort.
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Bannon arrestato a bordo dello yacht di un miliardario cinese
Steve Bannon è stato arrestato a bordo di uno yacht da 28 milioni di dollari, il Lady May, di proprietà del miliardario cinese Guo Wengui. Lo riportano i media americani, secondo i quale Guo Wengeui è uno degli uomini più ricercati da Pechino per frode tangenti.
Trump: «Non so nulla del suo progetto»
Il tycoon si è affrettato a prendere le distanze da Bannon: «Non so nulla del suo progetto» sul muro e «non ho nulla a che fare con lui da molto tempo, dalla campagna elettorale e dagli inizi dell'amministrazione», ha precisato, osservando come tutto questo sia «molto triste per Bannon».
La Casa Bianca ha ricordato che Trump si è sempre detto convinto che il muro dovesse essere un progetto del governo perché «troppo grande e complicato per essere gestito da privati».
Bannon e Trump
Bannon e Trump si incontrarono nel 2010 e il futuro presidente rimase talmente colpito dalle sue opinioni sulla Cina e sulle politiche commerciali da chiedergli di far parte della sua campagna elettorale. Un compito che Bannon ha svolto con un successo portando Trump alla Casa Bianca, dove si è affermato come una delle voci più importanti, come il 'padre del Trumpismo' economico. C'è lui dietro al discorso sulla 'carneficina americanà di Trump durante il giuramento, e c'è sempre Bannon dietro alcune delle politiche più controverse del presidente, dal travel ban per i musulmani all'addio all'accordo sul clima di Parigi. Bannon è stato arrestato mentre si trovava su uno yacht di 45 metri a largo delle coste del Connecticut. È accusato insieme ad altre tre persone - Brian Kolfage, Timothy Shea e Andrew Badolato - di aver «ingannato centinaia di migliaia di finanziatori capitalizzando sul loro interesse a finanziare il muro sotto la falsa pretesa che tutti i fondi raccolti sarebbero stati spesi per la costruzione».
Le risorse, 25 milioni, sono state invece spese in modo ben diverso. A Bannon è andato oltre un milione di dollari. Il caso dell'ex stratega non è comunque l'unica grana per Trump. Un giudice infatti ha ordinato la consegna delle sue dichiarazioni delle tasse alle autorità di New York, respingendo l'ennesimo tentativo di bloccarle. Ci sono poi le polemiche per il suo apprezzamento alla teoria complottista QAnon: «So che gli piaccio e lo apprezzo». Poi, non contento, a chi gli chiedeva se fosse consapevole che secondo la teoria a lui spettava il compito di salvare il mondo da un complotto di pedofili e cannibali, ha risposto: «È una cosa negativa? Veramente stiamo salvando il mondo...».
Il Gazzettino