«No, no, al vulcano non ti possiamo accompagnare» ripetono all’agenzia turistica all’americano che vorrebbe provare un’esperienza forte. A Bali...
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Questa volta le autorità indonesiane non vogliono farsi trovare impreparate e, dopo che le scosse sismiche e i segnali di instabilità sono aumentate considerevolmente, il livello di allerta è stato portato al massimo. Così, mentre lo Skygarden, una delle discoteche più frequentate di Bali dove si alternano dj di caratura internazionale, l’altra notte era pieno come al solito, in un raggio di dodici chilometri attorno al Mount Agung sono stati evacuati 34mila abitanti, soprattutto contadini, che vengono ospitati in scuole e centri sportivi. Quella cifra è destinata a salire. Dal centro indonesiano di vulcanologia spiegano ai media internazionali: abbiamo registrato 800 scosse, questo rafforza la nostra convinzione che il magma sta salendo. Nei giorni scorsi era a cinque chilometri dalla superficie, ora si sta avvicinando all’esterno. Sono già state distribuite 500 mascherine, l’intera area del vulcano è sorvegliata perché nessuno si avvicini.
Non è chiaro se e quando ci sarà l’eruzione, ma a Bali, frequentata ogni anno da decine di migliaia di italiani (nei ristoranti la pizza è assai più diffusa del “gado gado”, piatto tipico locale), si stanno preparando. «Quest’anno sul fronte delle presenze turistiche le cose stavano andando benissimo, ma da quando c’è l’allerta vulcano sono diminuiti sensibilmente gli australiani, perché sono più informati su quanto avviene a Bali, gli europei invece continuano ad arrivare», racconta uno degli autisti che fa la spola tra l’aeroporto è i grandi hotel.
Se a una delle tante agenzie turistiche che incontri per strada chiede di organizzarti un tour al Mount Agung ti guardano come se fossi matto, ti rispondono - saggiamente - «no, no, è tutto isolato, non si può andare». Sia chiaro: spiagge e grandi hotel sono lontano una ottantina di chilometri dal vulcano, i turisti presenti a Bali non rischiano nulla, ma c’è un’altra incognita: l’aeroporto. A causa delle ceneri prodotte dall’eruzione di un altro vulcano, il Raung sull’isola di Java, fu a lungo chiuso nel luglio 2015 l’aeroporto di Bali con decine di migliaia di passeggeri bloccati. Ora le compagnie aeree, soprattutto quelle australiane che ogni giorno trasportano sull’isola migliaia di turisti, in buona parte giovani, stanno tenendo sotto osservazione la situazione, ma per ora i voli non sono stati sospesi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino