Cinque donne fanno causa allo stato del Texas per il divieto di abortire nonostante gli alti rischi medici

Cinque donne fanno causa allo stato del Texas per il divieto di abortire nonostante gli alti rischi medici
Cinque donne contro lo stato del Texas. Tutte si sono viste negare l'aborto nonostante i gravi rischi della gravidanza e così hanno citato in giudizio uno...

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Cinque donne contro lo stato del Texas. Tutte si sono viste negare l'aborto nonostante i gravi rischi della gravidanza e così hanno citato in giudizio uno degli stati americani dove è diventato illegale ricorrere alla interruzione volontaria di gravidanza dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rovesciato la famosa sentenza Roe contro Wade. Due di queste donne sono con il pancione e in questi giorni hanno fatto conferenze stampe all'aperto, davanti agli edifici pubblici del Texas, raccontando la loro odissea personale. Vite parallele, accomunate da difficoltà ed esperienze spesso strazianti, raccolte nella denuncia di 91 pagine che definisce danni catastrofici la decisione della Corte Suprema che ha eliminato il diritto costituzionale all'aborto dopo cinque decenni in 13 stati.

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L'azione legale è sostenuta dal Center for Reproductive Rights e arriva mentre negli Usa si riparla dell'annullamento della Roe versus Wade. Il Texas ammette eccezioni quando un medico stabilisce che c'è il rischio di un danno concreto per la madre, o in caso di stupro o incesto, o se il feto ha una diagnosi fatale. Tuttavia, la possibilità di incorrere in pene detentive fino a 99 anni, multe di 100.000 dollari e la perdita della licenza medica hanno spaventato i medici, spingendoli a non praticare l'aborto anche nei casi in cui la legge sembrerebbe consentirlo.

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La causa chiede di affermare che i medici possono fare eccezioni e di chiarire a quali condizioni. Le donne che hanno intentato la causa sono sposate e alcune con figli. I ginecologi avevano detto loro che si trattava di una gravidanza problematica e che i loro feti non avevano alcuna possibilità di sopravvivenza: due non avevano il cranio e altri avevano scarse probabilità di sopravvivenza.

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Nonostante il rischio di emorragia o di infezione mortale derivante dal portare in grembo quei feti, alle donne è stato detto che non potevano abortire e i medici si sono rifiutati persino di suggerire l'opzione o di inoltrare le cartelle cliniche ad un altro operatore medico. Una querelante si è sentita dire che non era ancora abbastanza malata da poter abortire, anche se è andata in setticemia due volte. 

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Il Gazzettino