WOLFSBURG - Una perdita netta sul 2015 pari a 1,6 miliardi euro, il dividendo agli azionisti tagliato del 97%: dopo mesi di negoziati e l'accordo concluso ieri con gli Usa,...
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È lo scotto da pagare per il caso emissioni, le cause aperte, i rimborsi, le sostituzioni meccaniche e gli accordi con gli avvocati. Il cui conto, almeno per ora, sale a 16,2 miliardi di euro, contro una quantificazione che in precedenza era pari a quasi un terzo, 6,7 miliardi. La «gran forma» di cui parla Mueller è tutta da verificare, anche se di buono, per il gruppo di Wolfsburg, c'è che «le ripercussioni del problema delle emissioni sono ora quantificabili» e le vendite non sono affatto crollate, come poteva far presupporre il crollo di fiducia del mercato nei confronti di un marchio che era associato alla solidità tedesca e a una notevole attenzione per le tematiche ambientali.
Dopo un rialzo del fatturato del 5,4% a 213 miliardi nel 20015, per quest'anno Volkswagen prevede un dato stabile per le consegne di vetture e un calo del fatturato del 5%, e un utile operativo al 5-6% delle vendite dopo il 6,3% del 2014. Gli azionisti hanno dovuto digerire, con i risultati di oggi, il crollo del dividendo a 17 centesimi per euro, ai minimi dal 2000 almeno, reagendo inizialmente con un calo del 6% in borsa prima di recuperare a -1,26%.
Mueller vede il bicchiere mezzo pieno dopo aver superato una tempesta che rischiava di travolgere persino un colosso come Volkswagen, che a settembre ha riconosciuto di aver equipaggiato qualcosa come 11 milioni di vetture in tutto il mondo con un software in grado di aggirare i test sulle emissioni. Ora ha raggiunto l'accordo con le autorità Usa che prevede il risarcimento di circa 500.000 proprietari di auto diesel attraverso il riacquisto delle auto o la sostituzione dell'apparecchiatura incriminata.
Ma nonostante i progressi, è ancora presto per giudicare l'impatto complessivo del problema: le indagini negli Usa non si concluderanno prima della fine dell'anno, e poi ci sono i richiami di circa 8,5 milioni di auto in Europa che procedono a rilento. Proprio oggi il gruppo, assieme a Mercedes e General Motors, ha concordato con le autorità tedesche il richiamo di 630.000 auto per problemi nei sistemi di controllo delle emissioni.
Il problema emissioni continua a minacciare altre case automobilistiche: il dipartimento di Giustizia ha messo nel mirino Daimler, il gruppo di cui fa parte Mercedes-Benz, che dice di collaborare pienamente e ritiene «senza fondamenti» le ipotesi di una class action ma perde il 5% in Borsa.
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Il Gazzettino