Volkswagen, 11 milioni i veicoli coinvolti. Il titolo crolla ancora in Borsa: -20%

La Passat prodotta in America
Bufera sulla Volkswagen per lo scandalo dei falsi test anti-smog. Dopo il crollo di ieri titoli scivolano ancora alla borsa di Francoforte. ...

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Bufera sulla Volkswagen per lo scandalo dei falsi test anti-smog. Dopo il crollo di ieri titoli scivolano ancora alla borsa di Francoforte.




Il gigante di Wolfsburg - la più grande società tedesca che fattura 200 miliardi di euro e dà lavoro a 600 mila dipendenti in tutto il mondo - ha ricevuto un’accusa pesantissima dall’Epa, l'agenzia per l’ambiente Usa, che si occupa della salute e della sicurezza dei cittadini. Volkswagen avrebbe deliberatamente progettato alcune vetture per aggirare le normative antinquinamento sui motori diesel per poi venderle sul mercato nord americano. Una procedura che, oltre a frodare i consumatori, potrebbe nuocere alla salute. La società sarebbe poi anche al centro di un'indagine penale negli Usa per lo violazione delle norme anti smog.



Sono 11 milioni nel mondo i veicoli Volkswagen con discrepanze nei motori diesel. È quanto afferma oggi la casa di Wolfsburg, secondo quanto riferisce l'agenzia Bloomberg. La casa tedesca ha poi annunciato che accantonerà 6,5 miliardi di euro nel terzo trimestre per coprire i probabili costi relativi alla vicenda delle emissione taroccate e ha lanciato un "allarme sugli utili".



La notizia ha affondato il titolo Volkswagen. Dopo il crollo di ieri alla borsa di Francoforte (-17% con quasi 13 miliardi di capitalizzazione infumo) oggi le azioni perdono un altro 20%.



Anche il Governo italiano chiede spiegazioni alla Volkswagen sul caso delle emissioni. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti oggi interpella sull'accaduto, sia il Kna, Kraftfahrt-Bundesamt, soggetto terzo, il maggiore omologatore delle auto in questione, sia il costruttore. Il Ministero, si legge in una nota, chiede di «conoscere se il medesimo illecito, avvenuto negli Usa dove vigono però regole differenti per la omologazione, risulti essere praticato su omologazioni della stessa autorità tedesca per l'Europa e se i veicoli sono stati commercializzati in Italia».




Anche la Francia intanto chiede una indagine «a livello europeo». Ad affermarlo è il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin. Per «rassicurare i cittadini» ha aggiunto Sapin parlando alla radio Europe1, sarà «necessario» condurre controlli anche sugli altri costruttori europei.



«È prematuro dire se sia necessaria qualsiasi misura di sorveglianza specifica anche in Europa e se i veicoli Volkswagen venduti in Europa abbiano lo stesso difetto. Stiamo comunque prendendo in esame la questione molto sul serio. Siamo in contatto con l'azienda e l'Agenzia Usa per l'Ambiente (Epa)». Lo afferma Lucia Caudet, portavoce della Commissione europea per il Mercato Interno.



«Le autorità nazionali responsabili dell'omologazione del veicolo e delle prove sulle emissioni devono essere particolarmente vigili e rigorosi nell'esecuzione degli obblighi imposti ai produttori nazionali. Stiamo programmando un incontro per discutere la questione con loro, nel dettaglio», ha aggiunto Caudet.




Il numero uno operativo dell’azienda Martin Winterkorn ieri ha parlato attraverso un comunicato: non ha ammesso pubblicamente la frode, ma ha dichiarato di guardare con grande attenzione alle accuse, ha nominato una commissione d’indagine esterna e si è messo a disposizione di Washington per chiarire il più rapidamente possibile e nel modo più chiaro l’accaduto. Poi si è scusato con i clienti. Sono state intanto bloccate le vendite sul mercato Nord Americano delle vetture incriminate, sia di quelle nuove che di quelle usate.



Secondo l’accusa i progettisti di Wolfsburg avrebbero messo a punto un software della centralina del propulsore che in condizione di utilizzo normale eludeva i limiti di emissioni che tornavano operativi durante le procedure di omologazione o di controllo. La cosa è particolarmente grave poiché gli americani sono da sempre scettici sul motore a gasolio proprio per i problemi di emissioni e Volkswagen voleva utilizzare questo motore per penetrare il mercato Usa dove non ha mai avuto un ruolo primario.



In Germania ora si teme che il caso possa coinvolgere l’intera industria tedesca che ha sempre fatto del diesel un suo asset privilegiato. E sono subito arrivate numerose richieste di dimissioni per Winterkorn. Intanto l'indignazione è generale e la Casa Bianca si dice «abbastanza preoccupata».



Un calcolo teorico - in base alla cifre disponibili - porta infine il giornale tedesco Spiegel on line a concludere che Vw potrebbe essere chiamata a pagare fino a 18 miliardi di dollari di sanzioni (se si seguisse il criterio di dover versare 37.500 dollari per ogni auto venduta). La collaborazione mostrata da Winterkorn dovrebbe però ridurre di molto l'importo: secondo alcuni analisti Vw potrebbe essere chiamata a pagare non più di 1 miliardo di dollari.





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Il Gazzettino