«Le parole sono azioni». In questa citazione del filosofo Wittgenstein, accompagnata da una analoga di Elias Canetti («Nell'oscurità le parole pesano...
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In questo contesto, il rischio principale per l'Italia è forse quello di una “espansione restrittiva” ovvero una politica economica espansiva (in deficit) i cui effetti positivi risultino però annullati dai maggiori costi di finanziamento per lo Stato e per le imprese. Il tema è naturalmente quello dello spread. La Banca d'Italia calcola che 100 punti base in più dei rendimenti dei titoli di Stato provochino una riduzione del Pil pari allo 0,7 per cento. E in realtà l'incremento dai minimi del 2018 è già stato di 160 punti pur se in un contesto di volatilità.
Finora, nota Visco, questa tendenza ha avuto un effetto negativo limitato sul credito a famiglie e imprese, ma negli ultimi tempi iniziano a registrarsi segnali negativi in particolare per le piccole aziende. Il nostro Paese sconta una situazione in cui il costo del debito resta superiore a quello della crescita nominale, rendendo necessari forti avanzi primari di bilancio.
Anche se sul fronte della crescita sono emerse tendenze meno negative nelle ultime settimane, il quadro di fondo per Bankitalia resta preoccupante. Il giudizio sulle misure del governo è cauto: il reddito di cittadinanza potrebbe avere effetti di stimolo ai consumi, ma difficilmente questa misura e le uscite pensionistiche anticipate (quota 100) potranno impattare positivamente sull'occupazione. Quanto alla “flat tax” l'invito è a una riforma fiscale organica e non limitata a una singola imposta o a poche agevolazioni. In ogni caso il calo del carico tributario va compensato con adegute coperture di bilancio.
«Aumenti della spesa pubblica o riduzioni di entrate vanno inseriti in un quadro che ne garantisca la sostenibilità finanziaria e ne precisi intenti, priorità e fonti di finanziamento», ha sottolineato Visco nella relazione.
Il messaggio finale del governatore è sull'Europa: «Senza saremmo stati più poveri e lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario». Anche se in passato l'assenza di strumenti comuni di gestione ha ampliato le crisi delle economie nazionali, ora «l'appartenenza all'Unione europea è fondmentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile».
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Il Gazzettino