Non più tardi di un paio di giorni fa, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ricordato che i canali di colloquio tra Roma e Bruxelles sono sempre aperti. Per...
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Una parte delle misure sarà coperta aumentando il deficit. Uno 0,4% di Pil è già stato concesso lo scorso anno a valere sul 2017 all’Italia. Si tratta di poco meno di 7 miliardi di euro già vincolati a coprire una parte della sterilizzazione della clausola sull’Iva. Un altro 0,4% di deficit è quello che l’Italia ha chiesto, e che potrebbe essere concesso, per le spese eccezionali legate al terremoto che ha sconvolto Amatrice e all’emergenza dei migranti. Circa 14 miliardi dei 23-25 necessari alla manovra, insomma, arriveranno in questo modo. Per quelli che mancano a coprire tutte le altre necessità, il Tesoro sta lavorando ad un piano articolato.
I capitoli più corposi, quelli dai quali è attesa la maggior parte delle risorse, sono la terza fase della revisione della spesa pubblica e una nuova stretta sull’evasione fiscale. Al momento dalla voce spending review, sono attesi 3,5 miliardi di euro. Proprio il capitolo tagli è quello che potrebbe essere ritoccato verso l’alto di un miliardo o un miliardo e mezzo per andare incontro alle richieste di Bruxelles sul deficit. In che modo? Agendo sui fondi dei ministeri. In questo caso potrebbe tornare in ballo la possibilità di un minor aumento del Fondo sanitario nazionale.
Il prossimo anno il finanziamento al sistema della sanità dovrebbe salire da 111 miliardi a 113 miliardi. L’asticella potrebbe fermarsi a 112 miliardi. Dalla lotta all’evasione arriverebbero altri 3,5-4 miliardi di euro. Il primo tassello è costituito dalla nuova voluntary disclosure.
Il bis del rientro dei capitali dovrebbe consentire di incassare 1,5 miliardi di euro. Poi ci saranno misure di emersione della base imponibile Iva, come accaduto lo scorso anno con il cosiddetto split payment, dalle quali sono attesi incassi fino a 2 miliardi. Quello che manca ai 10 miliardi necessari alla manovra, arriverebbe perciò dal settore giochi e dall’asta delle frequenze televisive per permettere l’avvio dei servizi di telefonia di quinta generazione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino