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Lo stop alle esportazioni di beni di lusso. Tra le ultime sanzioni Ue in arrivo per la Russia, questa è quella che rischia di pesare di più per il nostro made in Italy. Borse, calzature, accessori, come cinte e portafogli, abbigliamento di lusso e gioielli italiani non potranno più raggiungere i ricchi consumatori di Mosca e dintorni. E a soffrire non sono soltanto i brand italiani più conosciuti come Gucci, Prada, Fendi, Bottega Veneta, Giorgio Armani, Bulgari o Salvatore Ferragamo. Sarà tutto il distretto del tessile e del calzaturiero che lavora anche per altre maison europee esposte verso la Russia, a soffrire. A sottolineare i rischio in particolare per il settore calzaturiero italiano è un recente stusio di Mediobanca. Nel 2021 il giro d’affari delle aziende produttive calzaturiere italiane (170 società con un fatturato oltre 10 milioni) ha avuto una ripresa a ‘V’ a 9,5 miliardi (+21% sul 2020). Ma il ritorno ai livelli pre-covid, atteso quest’anno, è messo decisamente a rischio dalla guerra in Ucraina per le ricadute sui prezzi dell’energia e delle materie prime e sull’export. Per quanto la Russia valga solo il 2,7% dell’export, il colpo si farà sentire eccome su un settore che concentra le sue aziende in regioni come le Marche e la Puglia.
LO STOP UE
L’annuncio dello stop anche all’export di prodotti Ue è arrivato dalla presidente della Commissione di Bruxelles, Ursula von der Leyen. «Ci sarà il divieto di esportare qualsiasi bene di lusso dall’Unione europea verso la Russia, un colpo diretto all’elite. Coloro che sostengono la macchina da guerra di Putin non devono più godersi uno stile di vita opulento, mentre le bombe cadono sulle persone innocenti in Ucraina», ha sottolineato. Le sanzioni andranno dunque a colpire due settori molto rilevanti, soprattutto per Italia e Francia. Il sistema della moda tricolore, quindi tutto il comparto del tessile e abbigliamento, vende nell’ex Unione sovietica circa 1,5 miliardi di euro l’anno. Un giro d’affari che il Covid ha scalfito solo in parte (alla fine del 2021 il valore era ancora inferiore ai livelli pre-pandemia ma di soli sei punti percentuali) e che rappresenta il 2-3% circa delle esportazioni complessive italiane del settore nel mondo.
LE STIME MONDIALI
Già prima di questo stop, però, era arrivata la decisione dei maggiori player mondiali del lusso di chiudere i propri store russi, a seguito dell’intensificarsi della guerra in Ucraina, avrà un impatto significativo sul settore del luxury.
FUORI DALLA RUSSIA
Spostandoci al di fuori della Russia, segnala invece Federica Levato, partner Bain&Company e Leader Emea Fashion Luxury Practice un potenziale impatto è previsto anche su Europa e Stati Uniti, «nel caso in cui l’attuale crisi si intensificasse (e/o persistesse nel tempo) portando a conseguenze economiche e finanziarie più gravi». Ulteriori aumenti dei prezzi dell’energia potrebbero potenzialmente avere un impatto sulla crescita del Pil dei paesi europei, minando tra le altre cose la fiducia dei consumatori locali di lusso, con una conseguente una riduzione della spesa discrezionale dei consumatori europei. L’Europa occidentale potrebbe anche assistere a una contrazione dei flussi turistici (nel breve termine dagli Stati Uniti), nel caso in cui il Vecchio Continente venga percepito meno sicuro perché vicino al teatro dei conflitti. «Se la crisi dovesse persistere - conclude D’Arpizio - anche la stabilità finanziaria globale potrebbe essere colpita, con una maggiore volatilità delle borse. La fiducia dei consumatori americani (altamente legata alle fluttuazioni del mercato azionario) potrebbe potenzialmente contrarsi, incidendo sulla loro spesa per il lusso». Secondo i dati della Camera nazionale della moda italiana, l’ export verso la Russia dell’intero comparto produttivo moda nel 2021 ammontava a 1,4 miliardi, di cui circa la metà abbigliamento, il resto accessori. A questi andrebbero aggiunti circa 250/300 milioni di acquisti di turisti russi effettuati nei retail italiani. «Il mercato russo rappresenta in tempi normali per la moda italiana circa il 2% delle esportazioni» sottolinea il presidente.
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