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LE NOMINE
Non ci dovrebbero essere invece sorprese clamorose sulle grandi società pubbliche. Le azioni di Eni, Enel, Poste e delle altre partecipate statali, dalle grandi quotate alle più piccole, resteranno per ora dove sono cioè al ministero dell'Economia. Il governo ha smentito l'indicazione emersa mercoledì a proposito del decreto di riassetto della galassia delle società: il controllo non sarà trasferito a Palazzo Chigi e sarà mantenuto al Tesoro anche il ruolo formale di proporre le nomine (che comunque sul piano politico sostanziale sono già gestite in strettissimo coordinamento tra Mef e Presidenza). La stessa Madia ha precisato la posta in gioco con il decreto atteso in Consiglio dei ministri la prossima settimana. Il punto da definire è la collocazione del futuro organismo di vigilanza sulle partecipate, che però avrà una missione circoscritta: dovrà verificare che siano effettivamente attuati i tagli previsti dal provvedimento e quindi la chiusura delle società con più amministratori che dipendenti, di quelle in perdita costante e così via. Questo organismo potrebbe essere costituito a Palazzo Chigi o in alternativa a Via Venti Settembre. Concentrerà la propria azione sulle partecipate degli enti locali e dal suo mandato saranno escluse comunque le società quotate. La partita però potrebbe non chiudersi con questo provvedimento: tra quelli previsti dalla riforma infatti c'è anche quello che tocca i poteri di indirizzo della Presidenza. In quel contesto ad esempio dovrebbe essere trasferita a Palazzo Chigi la vigilanza sulle Agenzie fiscali, attualmente appannaggio del Mef. Il tema delle partecipate potrebbe quindi tornare di attualità rientrando dalla finestra.
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Il Gazzettino