Case green, ecco tutti i costi per condomini o ville. Sette abitazioni su dieci sono nelle classi energetiche basse

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Case green, ecco tutti i costi per ristrutturare appartamenti, condomini o ville
È una partita ancora tutta da giocare...

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È una partita ancora tutta da giocare quella sulle “case green” in Europa. Anche perché l’obbligo di passaggio alla classe energetica “E” per tutti gli immobili residenziali dei 27 Paesi membri entro il 2030 verrebbe a costare una fortuna, soprattutto agli italiani. Da noi oltre il 70 per cento degli immobili, circa 9,2 milioni di edifici residenziali sugli oltre 12 milioni complessivi, andrebbe ristrutturato. Non solo. L’obbligo Ue per gli edifici di passare in classe energetica “D” entro il 2033 implicherebbe costi di ristrutturazione per quasi 1.400 miliardi di euro. Insomma, la nuova normativa di Bruxelles sull’efficientamento energetico potrebbe abbattersi come uno tsunami sulla case (e i portafogli) degli italiani.

Per un condominio il salto di due classi energetiche può costare attorno a 600mila euro. I lavori di coibentazione sono di gran lunga i più onerosi, ma non è uno scherzo nemmeno sostituire la caldaia del palazzo o installare dei pannelli fotovoltaici sul tetto. All’interno degli appartamenti il passaggio da una classe energetica poco efficiente a una migliore passa attraverso la sostituzione di infissi, porte e finestre. Chiaramente i costi variano in base al numero delle finestre, ma generalmente servono almeno 10-15mila euro per un’operazione di questo tipo. Nel complesso, in un appartamento di media grandezza in una zona non centrale, i lavori di efficientamento svolti in casa possono assorbire anche più di ventimila euro. Più caro intervenire sugli appartamenti dei centri storici, dove i lavori di installazione costano di più e spesso si è costretti a utilizzare materiali meno economici.

Per una villetta green si pagheranno invece più di 110mila euro. Del resto solo per una pompa di calore abbastanza potente oggi se ne vanno almeno 15mila euro. Ecco perché il governo è deciso a dare battaglia sulla direttiva, nonostante le ultime bozze contengano diverse novità per rendere la stretta meno traumatica. Previste anche delle eccezioni, a partire da quella per gli immobili riconosciuti di interesse storico. All’Europarlamento il primo voto sulla direttiva è atteso in commissione Industria il 9 febbraio. Il testo potrebbe planare sul tavolo della plenaria a Strasburgo nella prima metà di marzo.

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