L'Italia riapre i cantieri. Il governo prova ad anticipare i tempi dopo il vertice europeo che ha messo al centro dell’agenda crescita e occupazione. L’esecutivo...
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Del resto, si sa, ogni miliardo investito in edilizia genera circa 18 mila posti e un giro d’affari di circa 3,5 miliardi. Il punto è che la posta sul tavolo, almeno allo stato attuale, è tutto sommato modesta, circa 1,9 miliardi, rispetto alle esigenze infrastrutturali. Sono poi sempre congelati, proprio in virtù del Patto di stabilità interno, i 5 miliardi già a disposizione degli enti locali. Sbloccando anche quelli si otterrebbe - stima l’Ance in uno studio recente - una ricaduta di 17 miliardi sull’economia e 85 mila posti di lavoro.
PORTA STRETTA
Per la verità i tecnici delle Infrastrutture sono già al lavoro insieme a quelli di Palazzo Chigi per mettere a punto il nuovo decreto che conterrà la lista delle opere giudicate prioritarie e «immediatamente cantierabili». Anche perché Matteo Renzi ha fatto scattare nei giorni scorsi l'operazione chiedendo il contributo concreto dei sindaci. Ai Comuni spetta infatti il compito di redigere la lista con le infrastrutture giudicate imprescindibili per il territorio, ma bloccate da veti incrociati e lungaggini burocratiche. Molte amministrazioni hanno già risposto al premier ed altre lo stanno facendo in queste ore. Poi spetterà al governo tirare le somme.
I DESIDERATA
Ma ai «desiderata» dei sindaci si aggiungono le infrastrutture già indicate nel 2013 nel decreto del Fare del governo Letta e ferme al palo. In quel testo sono segnalate le priorità con la copertura finanziaria del passante ferroviario di Torino, il potenziamento della ferrovia Novara-Malpensa (ancora in gran parte a binario unico), la rimozione dei passaggi a livello sull'Adriatica nel tratto Foggia-Lecce e la terza corsia autostradale in Friuli. Come noto, a disposizione del ministero delle Infrastrutture guidato da Maurizio Lupi, c'è circa un miliardo di euro del «fondo revoche», ovvero del contenitore predisposto nello stesso dl Fare e dove confluiscono le risorse destinate ad opere già censite ma che non si realizzeranno più. Per il dicastero le opere da finanziare con quelle disponibilità economiche sono la Metro 1 di Napoli, l'autostrada Termoli-San Vittore e la Lecco-Bergamo.
Un capitolo a parte riguarda l'alta velocità ferroviaria Napoli-Bari e la Brescia-Padova. In entrambi i casi le risorse ci sono, almeno per l’inizio dei lavori, perché stanziate dalla legge di stabilità. Per la tratta del Sud, il cui costo totale supera i 6 miliardi di euro, sono già stati finanziati circa 4,1 miliardi. Del resto l'opera ha già avuto il via libera del Cipe, ma mancano al momento i permessi di Beni Culturali e ministero dell’Ambiente. Di questo passo la posa della prima pietra, ha spiegato proprio Lupi, non avverrebbe prima del gennaio 2018, ma il governo punta a dimezzare i tempi, sbloccando le procedure ed avviando i primi due lotti, con un costo stimato di circa 1,5 miliardi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino